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    Juvemania: sfacciati e ingenui a San Siro, ma non paragonate più questa Juventus a quella di Allegri

    Juvemania: sfacciati e ingenui a San Siro, ma non paragonate più questa Juventus a quella di Allegri

    • Cristiano Corbo
    "A volte uno si sente incompleto, ed è soltanto giovane". Italo Calvino, signore e signori. E non per fare gli eruditi, ma perché a volte si dimentica troppo in fretta la base di partenza di questa Juventus. Ha ragione Beppe Marotta quando parla di una differenza sostanziale tra i bianconeri di Torino e quelli del Borgorosso, celebre film degli anni Settanta con Alberto Sordi. E' inevitabile che la Juve sia accostata alla lotta scudetto, anche quando non ne avrebbe facoltà. Anche quando è ripartita con milioni e milioni di debiti, un buco di bilancio da azzerare e dodici giocatori nuovi - più l'allenatore, soprattutto l'allenatore - a indicare una strada finora parsa ancora piuttosto incerta

    Fatte tutte queste premesse, una prima sentenza: questa squadra è già nettamente differente rispetto all'anno scorso. E lo è pure nelle notti in cui è oggettivamente e offensivamente sterile. E lo è soprattutto nell'atteggiamento. Un anno fa, a San Siro, in un momento molto simile - era arrivata la prima sbandata qualche giorno prima, contro l'Empoli -, la Juve affrontò l'Inter con un timore reverenziale da far rabbrividire anni e anni di storia. Un anno dopo, sempre dopo la prima sbandata, è arrivata a San Siro con la testa alta, dandone e prendendole, prendendole e dandone. Senza paura, però. E con due rimonte all'attivo, a casa dei più forti. 

    E' la gioventù, bellezza. Ed è il frutto di una scelta fatta dai vertici, che si ripercuote in campo. Non era mai capitato, nell'era dei tre punti, che con l'Inter la Juve schierasse una formazione dall'età media di 25 anni e 212 giorni; dall'altra parte, c'erano calciatori con scudetti all'attivo e finali di Champions. Era un alibi? Sì. Ma solo per chi voleva trovarne. Thiago si è discostato da ogni centimetro di questo pensiero, da ogni parola che potesse portare in questa direzione. Però è un tema. E aiuta a capire. 

    Si può dire, specialmente dopo lo scontro del Meazza, che la Juve oggi sia esattamente i suoi ragazzi. Umorale, a tratti impacciata, a volte impaurita e di sicuro inesperta. Allo stesso tempo è bella, vibrante, forte, atletica e piena zeppa di possibilità. Ha la freschezza mentale di un ragazzo e la gamba per accompagnare quel guizzo. Per crescere, però, deve passare come tutti dalle porte in faccia del campo e della vita. E la sensazione è che la squadra di Thiago abbia bisogno di qualche crollo in più per potersi reggere ad alta quota.

    Non sarà una Juventus da scudetto - non ancora, almeno -, ma è esattamente ciò che avevano in mente in primavera i dirigenti bianconeri, quando il nome di Thiago Motta non era più sussurrato e fu percepito pure da un furioso Massimiliano Allegri. Lì realizzò per la prima volta l'incompatibilità con l'ambiente, prima ancora che "incompatibilità" diventasse uno dei termini più feroci nel comunicato del suo esonero. Il tema adesso diventa quanto e come possa crescere questa squadra. Così come Thiago Motta. A prescindere, sarà un percorso lungo: siete disposti ad aspettare? 

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