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Juvemania: Pogba 10, piace per forza
Così una notizia come quella dell’assegnazione della maglia ex Apache, la numero 10, a Paul Pogba - che non avrà risvolti immediati come un colpo di mercato ma che si presta a mille interpretazioni, anche di mercato - viene benevolmente accettata se non generalmente condivisa. In pochi storcono la bocca, pochissimi si oppongono.
Perché Pogba pur non essendo un classico 10, con quel numero sulle spalle non stona affatto. Anzi. Ne abbiamo già letto, molte delle interpretazioni possibili in merito a questa decisione presa ai piani alti con l’avallo dello staff tecnico, sono state già sviscerate: Pogba è il giocatore maggiormente carismatico, sul piano tecnico e internazionale, rimasto in dotazione a questa Juve del dopo finale di Champions. Pogba è il personaggio che maggiormente può garantire un riscontro mediatico e commerciale da grandi numeri, consoni a una big d’Europa. Pogba, infine, è un talento da coccolare e preservare, per il bene del giocatore stesso e della società, perché è ancora giovane e di magie ne deve ancora far vedere tante, in aggiunta a quelle già generosamente mostrate.
Dopo la fase “educativa” con Conte mentore che ne dosava l’utilizzo evidenziando giustamente alcune immaturità caratteriali e quella di studio con Allegri che gli ha dato spazio apprezzandone la professionalità pur dovendo fare i conti con un infortunio nel finale di stagione, ecco che si apre una nuova era per Pogba, con più accentuata caratterizzazione bianconera.
Pogba con il dieci sulle spalle (grande mossa strategica per le motivazioni social, tecniche e commerciali di cui sopra) esce ufficialmente dal mercato e rappresenta in pieno il futuro stesso della Juventus: ovvero quello di una squadra che dopo essersi riscoperta grande salendo fino in cima all’ultimo atto della Champions League (ko con il Barcellona universalmente riconosciuto “troppo forte”) ha immediatamente cambiato pelle, si è trasformata in un’altra squadra, più giovane, imprevedibile nel bene e nel male, con prospettive da scoprire, con un potenziale in buona parte da sviluppare. Più ricca. Forse anche una Juve più europea. Tatticamente sospesa tra l’eredità contiana del 3-5-2 duro a morire perché tremendamente affidabile, e i nuovi orizzonti del 4-3-1-2 allegriano, che in molti temono – sulla scorta di alcuni precedenti milanisti – tendente alla confusione, meno solido, più avvicinabile per gli avversari. Ma se ben interpretato, capace anche di proporre maggiori soluzioni di gioco. Magari proprio con un Pogba avanzato, libero di attaccare, abilitato a fare le cose che meglio gli riescono, le invenzioni sulla trequarti e le improvvise stilettate che producono gol. Una dote che non basta forse a etichettarlo come trequartista autentico o 10 in senso classico. Ma ai tifosi questo non importa, ai responsabili del marketing (sempre più amministratori delle nostre vite connesse) anche meno, di conseguenza.
Del resto, se Draxler un grande e vero 10 potrà diventarlo (anzi lo diventerà), ma non lo è ancora; se Gotze è invece più attaccante; se per Izco vale in parte lo stesso discorso del talento di Gelsenkirchen; se insomma non c’è sul mercato un top player degno di questo nome e degno soprattutto di una spesa plausibile secondo i parametri realistici e concreti della Juve low-profile di cui sopra, allora evviva Pogba con il numero 10. L’immagine stessa della Juventus attuale: non così male.
Luca Borioni
(NDR: Andrea Bosco, che di solito cura la rubrica Juvemania, è in ferie: riprenderà regolarmente la pubblicazione dei suoi pezzi a partire da settembre).