Calciomercato.com

  • Redazione Calciomercato
    Juvemania: manca una voce dalla società, possibile che i dirigenti non abbiano nulla da dire?

    Juvemania: manca una voce dalla società, possibile che i dirigenti non abbiano nulla da dire?

    • Cristiano Corbo
    Un silenzio assordante. Spesso, quando si cerca di spiegare un ossimoro, tutto si riduce a questa espressione. Due parole apparentemente inconciliabili che, accostate, creano un’alchimia unica. Tanto poetica quanto concreta, tanto astratta quanto tangibile. A pensarci bene, è esattamente ciò che la Juventus ha provato a fare con Thiago Motta: fondere un rivoluzionario con la tradizione, intrecciare un passato distante dal bianconero con la sua storia, il suo blasone e le sue ambizioni, anche nel bel mezzo di una ricostruzione.

    Juvemania: manca una voce dalla società, possibile che i dirigenti non abbiano nulla da dire?

    Un silenzio assordante. Il più emblematico degli ossimori, certo. Ma anche il contrario di "metterci la faccia". E il sinonimo perfetto di "lavarsene le mani". Scegliete pure voi quale interpretazione dare all'atteggiamento della società, ancora una volta assente nel momento cruciale, silenziosa di fronte ai tifosi e alla stampa. Parlano tutti, tranne chi dovrebbe farsi sentire. Parlano tutti, eppure nessuno risponde davvero.

    Nella serata più importante – senza proclami, stavolta – la Juve è sembrata abbandonata al proprio destino, in bilico su una crisi di nervi, senza nessuno a sedare gli animi, a farsi ascoltare, a indicare una strada per rialzarsi. Le cause possono essere tante, le interpretazioni ancora di più. Ma una cosa è certa: è stato ingiusto. Ieri ci si aspettava una parola, un segnale, anche solo un’uscita studiata dalla dirigenza. Non per difendere, non per giustificare, ma per dimostrare che questa strada – quella strenuamente difesa finora – sia ancora quella giusta. Possibile che nessuno abbia nulla da dire?

    Due scenari: o qualcosa da dire c’è, ma non è il momento; oppure qualcosa da dire ci sarà, ma non si è ancora capito cosa. Ma il punto, forse sfuggito a chi guida il club, è un altro: a volte non conta il contenuto del messaggio, basta che il messaggio esista. Come un abbraccio consolatorio che non ha bisogno di parole. Come riappropriarsi di un’identità: a vincere è il “non detto”, a patto che gli sguardi sappiano parlarsi.

    È sempre stato così. Lo raccontano le stagioni più difficili, lo dimostrano gli anni senza vittorie. Qualcuno, sempre, ha messo la faccia. Pelle e ossa davanti alle telecamere, pronto a spiegare, a rispondere, perfino a prendersi gli schiaffi virtuali del momento. Perché è questo il senso: catarsi, purificazione, elaborazione del trauma. Senza confronto, invece, tutto resta in sospeso, come se eliminare le domande fosse la soluzione, come se la curiosità fosse una pianta da estirpare alla radice.

    Ed è proprio questo, forse, il pensiero più inquietante: la sensazione che chi è dentro – giocatori, dirigenti, allenatore – abbia smarrito il significato profondo della Juventus. Che non è solo vincere perché “è l’unica cosa che conta”. No: è assumersi responsabilità, nelle gioie e nelle cadute, nella gloria e nel fallimento. Perché, per quanto possa essere difficile, non c’è mai stata altra strada se non quella della trasparenza.

    Commenti

    (17)

    Scrivi il tuo commento

    gresko e l'assist
    gresko e l'assist

    È strategico lo hanno fatto così con allegri l'anno scorso e gli daranno il ben servito in questo...

    • 2
    • 0

    Altre Notizie