Juvemania: in Italia senza rivali. La nave pirata punta dritta sulla Champions
DOPPIETTA - Fanno due. Dopo il campionato, la Coppa Italia. Lo dico subito: onore alla Lazio. Ottima squadra, ottima partita. Se la Juventus non è sembrata la migliore Juventus della stagione il merito è della squadra di Pioli. Partita non bellissima ma corretta, maschia ma leale.
Ma onore ad Allegri che qualche tifoso sul web continua a definire "un pirla". Non lo è. E' un grandissimo allenatore. Uno che sta capitalizzando al meglio il materiale che la società gli ha messo a disposizione. Antonio Conte – per dire – non è mai stato altrettanto "sensibile" alla Coppa Italia.
E infine onore alla proprietà: Elkan ci mette i soldi. Soldi e passione. Magari non "traboccante" come i tifosi vorrebbero. Ma la passione c'è. Né potrebbe essere altrimenti. La Juventus è una "cosa di famiglia". Lo è sempre stata e continuerà ad esserlo.
QUATTRO STELLE - Dieci Coppe Italia. Prima nel computo degli scudetti, prima in Coppa Italia. In Italia la Juventus non ha rivali. La Decima equivale ad una stella d'argento. Sulla prossima divisa di Madama tra poco non ci sarà più spazio. Quattro stelle da collocare: lo sponsor-stilista dovrà superarsi. Quali considerazioni trarre da questa finale che la Juventus non vinceva dai tempi di Lippi ?
CONSIDERAZIONI - La prima: vincerla in rimonta è stato un buon segno. L'ultima volta a Doha contro il Napoli era andata male ai rigori. La seconda: l'assenza di Morata e Marchisio si è sentita. Sono in forma e in questo momento appaiono indispensabili. La terza: la buona sorte (doppio palo della Lazio) sta accompagnando la stagione della Juve. Insomma la Dea è propizia. La quarta: anche il migliore degli arbitri italiani può sbagliare. Questione di centimetri, ma il gol della Juve che avrebbe chiuso probabilmente la gara prima dei supplementari era regolare. Ma certe valutazioni sono difficili. Lo ricordino in certe piazze sempre pronte al sospetto e alla calunnia. La quinta: mi chiedo per quale motivo la Juventus dovrebbe prendere Zaza e rilasciare Matri. Il giovanotto ha fatto bene a Firenze. A Milano. A Roma, entrando in corsa. Tra l'altro sembra che Matri alla Juve abbia un rendimento davvero speciale. La sesta: la rete lampo di Radu serva di monito. Una distrazione del genere a Berlino potrebbe far finire la gara con punteggio tennistico. La settima: ha segnato Chiellini. Uno che ci teneva da matti. Il capitano di una notte. L'ottava: un appunto ai colleghi della Rai. La Lazio è stata degno (e anche sfortunato) avversario. Ma alla fine ha vinto la Juventus. Ma alla fine proprio non sembrava. La nona: questo trofeo può essere benzina per affrontare al meglio la finale di Champions.
Finale che ogni juventino si dispone a godere senza pressioni. Serenamente. Con una neppure segreta speranza ma con la consapevolezza che la Juventus è arrivata alle Colonne d'Ercole. Oltre c'è l'oceano. Fatto di venti, e grandi onde. Fatto di mostri marini. Ma la Juventus è un vascello corsaro. E come ha spiegato Simeone: "Una rogna". Le navi pirata sono solide, veloci, prendono il vento senza scuffiare. E sono governate da gente scafata, abile, dura. E questi con la maglia bianconera lo sono. Porca miseria se lo sono. Mezza Italia aliterà contro la Juventus. Anche gente di lignaggio che non dovrebbe abbassarsi a miserie tifose. Gente per la quale un eventuale successo della Juventus sarebbe un dramma: umano, non sportivo. E poi l'altra metà: quella juventina. Che non si aspetta nulla. Che spera di poter vedere una bella partita. Ma soprattutto spera di non non essere alla fine schiacciata dalla qualità dei Messi e dei Neymar. Gente che alla fine applaudirà i suoi eroi che sono comunque arrivati, là dove nessuno ad inizio stagione pensava potessero arrivare. Così come a Roma ha fatto lodevolmente la curva laziale con i suoi.
La Juve andrà a Berlino. Leggera, sfavorita, consapevole dei suoi limiti. Una consapevolezza che è anche dei tifosi. Ma ci andrà anche con la volontà di vendere cara la pelle. E magari di smentire chi reputava che in gran parte, questi uomini fossero ormai bolliti, spremuti, senza più motivazioni. Allegri è stato bravissimo. Ma a mio parere il più grande (inconsapevole) motivatore è stato un altro. Quello al quale non bastavano gli euro per andare in certi ristoranti. E dunque: grazie Antonio. Ancora, grazie per il contributo.
IL "PADRONE" DEL VAPORE - Ennesima ondata di fango sul calcio nostrano: scommesse, corruzione, malaffare. Le leghe minori (quelle che assicurano i voti per l'elezione del presidente federale) sono una palude putrida. Forse più inquinata del calcio di vertice. Sono un garantista: nessuno è colpevole fino a prova contraria. Ma un nome su tutti troneggia e campeggia sui media in queste ore: Claudio Lotito. Lotito che un intercettato accusa di esser un ricattatore di due "rinco...". I due portano il nome di Tavecchio e Macalli. Lotito che sempre secondo altra intercettazione controllerebbe oltre a Lazio e Salernitana anche Bari e Brescia. Lotito che ottiene di far spostare il derby di Roma. Con motivazioni francamente incomprensibili se non quelle della tutela del proprio particulare. Ai danni della Roma. E ai danni del Napoli. Lotito interlocutore (mediatore?) tra Mediaset, Sky, Infront e Lega per la vicenda mai pienamente chiarita dei diritti televisivi.
Quali siano le (eventuali) responsabilità di Lotito lo chiarirà la giustizia. Certo il suo potere in pochi anni è diventato abnorme. Visto da fuori un potere tracimante: da vero padrone del vapore. Ha parlato Malagò: parole dure. Ma le parole servono a poco. Servono i fatti. Ha parlato anche Matteo Renzi: promettendo fatti. Per la serie: non è mai troppo tardi. Resta una considerazione. E cioè che la giustizia sportiva arriva sempre "dopo". Dopo che i disastri sono stati fatti. Riformarla appare inderogabile. L'immagine del calcio italiano risulta devastata. I danni sono incalcolabili. Ognuno si prenda la proprie responsabilità. Tutti: nessuno escluso. Il governo si muova con celerità: non c'è altro tempo. La rivendicata autonomia dello sport ( e del calcio, nella fattispecie ) è ormai una foglia di fico che lascia scoperte le pudenda.
Codicillo: tra le accuse a Lotito figura anche questa: che nella sua "manica" ci sia un giudice. Un magistrato che ne avrebbe fatto (nelle Leghe minori a favore della cordata pro Lotito) di islamiche. Memento: il suo nome è Sandulli. "Quel" Sandulli. Uno dei giudici del processo sportivo noto come Calciopoli. Il giudice che senza imbarazzo ammise: "Giudicammo sull'onda del sentire popolare".
UNA MAGLIA PER BERARDI - Non so che intenzioni abbia Marotta. Ma un giocatore che in due stagioni fa trenta gol non può non essere pronto per una grande squadra. Il suo nome è Domenico Berardi. Spero Marotta non tergiversi: lo porti a Torino. A passo di corsa. Quanto alla Juve fa Pereyra, può farlo (forse meglio) Berardi. Non c'è juventino che non voglia vederlo presto con la maglia bianconera. La merita.