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Juvemania: il rigore per il Milan era netto, ma la vera danneggiata è la Juve!
Per una volta, iniziamo il commento della partita dall’episodio più contestato; il braccio di Alex Sandro su cross di Calhanoglu era da sanzionare con un calcio di rigore, ci sono pochi dubbi in merito.
Fabbri ha sbagliato nel lasciar proseguire e il suo errore è ancora più grave visto che è andato persino a rivedere l’episodio al Var.
In stagione ne sono stati fischiati anche di molto meno evidenti ed è questa mancanza di parità di giudizio che dà sempre fastidio.
L’errore di Fabbri però alla fine danneggia più la Juventus che il Milan, perché riaccende le polemiche su un campionato morto e sepolto, già vinto in estate e mai stato in discussione. Il Milan infatti, praticamente alla prima vera azione di gioco dopo il mancato rigore concesso, il gol del vantaggio l’ha trovato lo stesso, grazie al solito Piatek ma anche e soprattutto grazie all’ennesimo errore difensivo di Bonucci in stagione.
Quindi, alla fine dei conti, cosa sarebbe cambiato? Nulla.
L’episodio lascia però fiato alle trombe dei soliti complottisti che, in un campionato dove la squadra di Allegri vincerebbe anche con la seconda squadra, cercano scusanti allo strapotere bianconero.
Allegri, i soliti cambi giusti
Dopo un primo tempo giocato sottotono e con alcuni giocatori evidentemente fuori ruolo, la Juventus (come quasi sempre capita) ha cambiato marcia nel secondo tempo soprattutto dopo gli innesti di Pjanic e Kean. Ancora una volta Allegri ha azzeccato i cambi in corsa ma resta comunque forte il dubbio che che la formazione iniziale fosse sbagliata.
Uno spento Dybala, uno dei peggiori in campo sino ad allora, prima di uscire dal campo contrariato si è conquistato il calcio di rigore, poi dai lui stesso trasformato, con l’unica giocata da campione della sua giornata.
Una citazione la merita il lancio di Bonucci che lo libera solo in area al cospetto di Musacchio riscattando parzialmente l’errore difensivo che aveva spianato la strada al Milan nel primo tempo in collaborazione con un sempre più spento Bentancur. A decidere la sfida nel finale ci pensa ancora e sempre lui, Moise Kean, sempre più in stato di grazia.
Lasciarlo in panchina in questo momento sembra davvero una lesa maestà ma il ragazzo è talmente convinto dei propri mezzi che sta facendo tesoro di questa fase della sua carriera per diventare sempre più spietato e decisivo. Ormai gli bastano davvero pochi minuti per lasciare il segno.
In fondo è anche la storia di questo campionato stravinto e dominato dalla Juventus.
Alla squadra bianconera bastano pochi minuti nel secondo tempo per vincere e ribaltare qualsiasi partita in Italia. Solo in 4 occasioni su 31 partite non si è verificato il ribaltone, segno di uno strapotere della rosa devastante.
Diciamolo, forse non è una questione di azzeccare i cambi, ma è semplicemente constatare che chiunque entra dalla panchina della Juventus è più forte dei titolari della squadra avversaria e sfruttando freschezza e rapidità del momento ribalta subito gli equilibri in corso.
Un tempo erano Douglas Costa, Bernardeschi o Dybala adesso tocca a Kean. Manifesta superiorità.