
Juvemania, il metodo Tudor azzera tutto: ora si vince o si va tutti a casa
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Si riparte allora dal gigante di Spalato. Dall'uomo che aveva sborsato 150mila euro per liberarsi dall'Hajduk - grande, grandissimo amore di una vita - per raggiungere l'altro amore enorme, ossia la Juventus. Igor aveva il sorriso del bambino e lo sguardo dell'uomo che raggiungeva un obiettivo: sa bene quanto sia precario questo mestiere, e questa missione più di tutte le altre. Sa allo stesso tempo, e perfettamente, quanto certi treni possano passare in fondo una volta sola, pur sfiorandoli più volte. Serve salire in corsa, per capire dove riuscirà a portarti.

Il primo punto all'ordine delle sue giornate sarà ricompattare lo spogliatoio, perché tanto all'ambiente è bastato già il suo nome. Il tifo è con lui, pure gli ultimi dubbi sulla gestione tecnica non si fanno mai centralissimi perché al centro di ogni cosa c'è appunto Tudor. Tudor che sa bene cosa sia la Juventus, Tudor che è garanzia di dna, Tudor che, tra le tante frasi ripescate in queste ore sui social, ne aveva lasciata in eredità una molto sottovalutata: "Alla Juventus sono arrivato a 20 anni e sono andato via a 28. Lì sono diventato uomo, anzi ho capito come esserlo". L'educazione della Signora.
Torino è stata a lungo un'altra casa, quando riusciva a staccarsi dalla Croazia e dalla sua Spalato. E pure ieri, quella tratta, è stata un'autostrada di pensieri, di lavoro, di immaginazione e aspettative. Al primo giorno alla Continassa, che pure conosce come le sue tasche, i task iniziali sono stati tutti per i calciatori. Con chi doveva parlare? Chi aveva da rassicurare? Perché questa paura nei momenti clou? Toccherà intanto capire la natura del problema, quindi evidenziarlo e allora cercare di eliminarlo. Una terapia bella e buona, però d'urto e immediata.
C'è una frase fatta, e importante. Perché poi tutte le frasi fatte molto spesso sono semplici verità universali. Con l'arrivo di Igor Tudor, spariscono tutti gli alibi. I calciatori non possono nascondersi o puntare il dito, non possono guardarsi le scarpe e tenere ancora la testa bassa. Con il croato, chi dimostrerà di aver compreso pienamente il valore del club, avrà un presente in questo futuro estremamente prossimo. Chi resta al punto di partenza, andrà incontro a una bocciatura praticamente senza appelli. Tudor è a Torino per questo e altri mille motivi. Perché Thiago le aveva provate tutte, tranne quella più semplice e cioè cambiarsi; perché la Champions è troppo importante; perché essere juventini davvero è un valore, per quanto astratto e certamente senza gol all'attivo.
Commenti
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Alla fine non si e' capito quale sia il metodo tudor. Stessi articoli da copia incolla basta solo...