Juvemania. Ibra alla Juve? Se chiede scusa a chi andò a Crotone e Frosinone
Zlatan Ibrahimovic sta per rompere con il Paris Saint Germain e già si parla di un suo possibile ritorno alla Juventus, dove giocò fra il 2004 e il 2006 vincendo due campionati. Ieri, nella trasmissione Undici (Italia 2), Pavel Nedved, membro del cda bianconero, si è espresso in questi termini: "Non nascondo che un giorno mi piacerebbe farlo tornare. Lo considero al pari di fenomeni come Messi o Cristiano Ronaldo, è uno di quei giocatori che alzerebbe il livello di qualsiasi squadra. Chi non lo vorrebbe un giocatore come Ibrahimovic?".
Appunto: chi non lo rivorrebbe Ibrahimovic? Alla domanda, lo stesso Nedved risponde indirettamente in un altro passaggio dell'intervista a Pierluigi Pardo: "Guardando indietro devo dire che quella di rimanere alla Juve in serie B è stata la scelta giusta. Vedendo oggi la Juventus, devo dire che abbiamo contribuito con cose importanti. Se fossimo andati tutti via, forse il ritorno in A non sarebbe stato così facile e la Juve di oggi non poteva giocare di nuovo in Champions League giocandosi i quarti di finale. Perciò è stata una scelta giustissima e devo dire che sono molto fiero e orgoglioso di quanti siamo rimasti a vivere quelle emozioni anche in serie B perché il calcio è sempre uguale: a me bastava un campo verde, un pallone e i miei compagni, A o B faceva poca differenza".
In quella caldissima estate del 2006, invece, Ibra decise di lasciare la Juventus, rendendo vana l'opera di convincimento che proprio Nedved cercò di esercitare durante il ritiro, che Ibra effettuò con i bianconeri. Quindi, per rispondere in altri termini alla domanda dell'ex Pallone d'Oro, a non volere Ibrahimovic potrebbero essere tutti quei tifosi che, insieme ai giocatori che accettarono di giocare in B, continuarono giustamente a tifare per la propria squadra come prima e più di prima, a Crotone e a Frosinone come se si giocasse a San Siro o all'Old Trafford.
Ibrahimovic invece preferì scegliere un ingaggio più sostanzioso e altri colori, quelli dell'Inter, indossando una maglia sulla quale campeggiava uno scudetto ottenuto a tavolino (anche se, va detto, a sua parziale scusante, lo svedese ha sempre detto di aver vinto e meritato di vincere sul campo i due scudetti bianconeri). E anche, qui, sul trasferimento all'Inter, è ancora Nedved a rispondere, indirettamente, alla sua stessa domanda: "Se è vero che potevo andare all'Inter nel 2009? L'interessamento c'è stato, la cosa era abbastanza chiara, stava a me decidere, ma io non me la sentivo e l'ho comunicato sia a Mino, sia a Mourinho, che allenava l'Inter. Non me la sentivo proprio io".
Certo, non è il caso di paragonare due giocatori e due caratteri così diversi come quelli di Nedved e di Ibrahimovic, il primo così attaccato a una maglia e il secondo così attaccato ai cambiamenti di maglia. Con gli unici punti in comune di aver vestito la casacca della Juventus e di avere (o aver avuto) Mino Raiola come procuratore.
Detto questo, non si vuol dire che l'eventuale ritorno di Ibrahimovic non sarebbe utile dal punto di vista tecnico e tattico: di sicuro Zlatan andrebbe ad accrescere il tasso qualitativo della squadra (mentre dal punto di vista economico le perplessità sulla fattibilità dell'affare sono davvero molte, specie se, per avere Ibra, si dovesse rinunciare a qualcuno, vedi Vidal).
Ma da Ibrahimovic, nel caso tornasse davvero a Torino, ci aspetteremmo come prima cosa queste parole: "Scusate tanto, nel 2006 mi sono sbagliato. Ora sono pronto a ripartire da zero, giurando fedeltà a questa maglia". Sarebbe troppo?