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    Juvemania, Bosco:  Elkann avverte Allegri, e spunta un tecnico straniero

    Juvemania, Bosco: Elkann avverte Allegri, e spunta un tecnico straniero

    ANCHE IO SONO PARIGI - E' difficile scrivere di calcio dopo quanto la notte scorsa è accaduto a Parigi. I morti, il sangue, il terrore,il massacro. La guerra che arriva sulla porta di casa dopo averla percepita, a volte distrattamente, quando è geograficamente lontana. Il pericolo che la paura  possa far sospendere le regole della democrazia. Il pericolo che la fabbrica del terrore deflagri in guerra di religione, spostando all'indietro di secoli l'orologio della Storia. E' difficile scrivere di sport, in certe occasioni, anche per un professionista. Ma la risposta migliore, l'unica possibile, affinché non trionfino morte e fanatismo è -io credo - quella di considerarci tutti Parigi. Continuando a lavorare e a vivere. Evitando di chiuderci nella cittadella della paura. Non ci sono fortezze inespugnabili. Serve andare fuori e combattere, non cedere alla barbarie. Ciascuno per quanto può. Fuori dalle porte delle nostre cittadelle. E forse, come proponeva Henry Miller in un celebre saggio anche solo “ gridare “. Gridare con tutte le nostre forze. In questo caso gridare : “Anche io sono Parigi “ .  

    PAROLE SABAUDE - Alla fine ha parlato John Elkann. Ha parlato in modo “sabaudo“. Il linguaggio di Elkann va, come dire, “decrittato“. Ma il significato, una volta interpretato, appare cristallino. Elkann ha detto che Andrea Agnelli come presidente della Juventus va benissimo, visto che ha ottenuto in un quinquennio fantastici risultati sportivi, economici, mediatici. Dunque, spazzati via i rumors di un trasloco del cugino in Ferrari  e contemporaneamente le voci su Evelina Christillin. Elkann ha detto che la Juventus deve puntare allo scudetto. Un secondo preavviso (di licenziamento?) ad Allegri, là dove i risultati sportivi non fossero quelli, immaginati, dalla proprietà. Dopo Marotta (“Mi aspetto almeno il terzo posto“)  le parole di Elkann alzano il livello delle aspettative. Tradotto: Allegri si “salva“ solo se vince lo scudetto (o in alternativa, benché  Elkann non l'abbia detto, la Champions). Il terzo posto non basta. E non basterà. La posizione di Allegri si è fatta delicata. La proprietà di Madama è scontenta dell'avvio di stagione, nonostante la conquista di una Supercoppa che (per ora) ha  arricchito la bacheca dei trofei, ma non ha portato in cassa un solo euro. Ed è scontenta – la proprietà – di come sono stati (finora) gestiti gli investimenti.

    NESSUNA IMPOSIZIONE - Investimenti (leggi giocatori) che sono stati, tutti, avallati da Allegri. Tutti tranne Zaza, imposto dalla società nell'ambito dell'architettura finanziaria con il Sassuolo e che porterà a Torino, tra un anno, Domenico Berardi. E' scontenta la società del gioco balbettante (Allegri con una intervista all'Independent ha buttato ulteriore legna sul fuoco dell'incertezza). Ma è scontenta anche di vedere quasi stabilmente in panchina un capitale come Alex Sandro costato 26 “pippi“, al pari dell'utilizzo a scartamento ridotto di altri giocatori. Le ripetute panchine si coniugano, ovviamente, col deprezzamento dei singoli atleti. Ma è scontenta, la proprietà, anche per la teoria di guai muscolari (ultimo quello a Padoin) che affliggono la rosa.

    LE GERARCHIE DELLO O SPOGLIATOIO - Scontenta la proprietà , scontento lo spogliatoio. Cambiando in continuazione (a volte per necessità,  sovente per scelta) Allegri ha scombinato le gerarchie. E questo alla vecchia guardia non è piaciuto. Ma soprattutto non è piaciuto ai giovani virgulti sbocciati con Conte e poi con Allegri medesimo. Qui viene fuori l'imperfezione con la quale è stata costruita la squadra. Imperfezione, amplificata dalle titubanze di Allegri. Quattro prime punte, nessuna seconda punta. Un 4-3-3 per Cuadrado, ma con una sola ala. Un  rombo per Hernames, inadatto per il brasiliano, per Khedira e probabilmente anche per Pogba.

    GUNDOGAN? MAGARI - Non a caso la Juventus sta cercando di correre ai ripari a gennaio. Circolano i nomi di Lavezzi (seconda punta), quelli di Sensi e Rigo regista). Di Gundogan per subito o per giugno. E di Oscar, un trequartista multiuso, sempre per giugno. In alternativa, Saponara. In difesa ancora il nome di Benatia, nome che potrebbe far perdere la pazienza (e ne avrebbe il diritto) a Rugani. Investimenti pesanti che abbisognano dei quattrini che offre la Champions.  Nelle ultime ore è circolato anche il nome di tale Cubas del Boca. Valutazione standard dell'astuto Angelici: 5 pippi. Prima di impegnarsi, a mio avviso, la Juventus dovrebbe testare il giocatore. Un Vadalà, basta e avanza.  

    SCALATA ALL'EVEREST - Allegri rischia, anche dovesse centrare il terzo posto in campionato. Il problema,  non è solo la continuità di risultati della Juventus. Il problema (oltre ad un gioco che ancora non si è visto) sono le altre. Vincendo con il Milan la Juve arriverebbe al sesto posto. In un paio di settimane potrebbe impossessarsi del quinto attualmente detenuto dal Sassuolo. Poi comincerebbe la scalata all'Everest. Napoli, Roma, Inter, Fiorentina sono lontane e sono continue. E quella che gioca male (Inter) è prima in classifica. Cosa potrà mai fare nel momento in cui ai risultati dovesse abbinare anche il gioco?  La Juve per rientrare nel gruppo deve vincere e sperare che le altre rallentino. I futuri  scontri diretti, arrischiano di non bastare .

    UN ALLENATORE STRANIERO? - Allegri è in bilico e lo sa. Le voci che girano su possibili successori per ora sono solo voci. Francamente  non so quanto attendibili. Dovesse Allegri ( che ha un contratto fino al 2017 ) essere congedato è possibile che la scelta cada su un allenatore straniero. Non mi sbilancio, per ora. Ma una mia idea ce l'ho...  

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