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    Juvemania: non c'è fortezza inespugnabile, compreso il Barcellona

    Juvemania: non c'è fortezza inespugnabile, compreso il Barcellona

    LE MURA DI AVILA - Beh: ci siamo. Le chiacchiere e i pronostici stanno a zero. Si gioca: 11 contro 11. Peccato per il forfait di Chiellini: la sfida perde un grande protagonista. Il calcio, il confronto tra Chiellini e Suarez dopo i “morsi“ del Mondiale. Ci sarà Barzagli: una garanzia. Se sarà in campo, ovviamente, lo sarà pienamente recuperato. Due squadre, 22 giocatori. Qualcuno con maggiore qualità di altri. Ma pur sempre numericamente in parità. Inutile girarci attorno: il Barcellona è una fortezza. Ha alte mura, soldati, macchine da guerra. E una cavalleria in grado di uscire dal ponte levatoio per esiziali sortite. Molti affermano non abbia un vero generale: non sono d'accordo. Uno che riesce a far convivere Messi, Suarez, Neymar e Iniesta senza dover mettere in campo quattro palloni contemporaneamente non è privo di qualità. L'immagine di L.Enrique dux della Roma è lontana. Ha imparato, si è affidato al piccolo grande uomo, Lionel. Il Barcellona è un  maniero: con le mura spesse di Avila.

    FORTEZZA INESPUGNABILE ? - Ma non c'è fortezza, per quanto solida che non abbia un punto debole. Non c'è Maginot che non possa essere espugnata.  La Juventus (se vorrà, a Berlino, avere una possibilità)  dovrà cercare di decifrare in fretta la gara. E capire da quale parte, in una difesa solida come organizzazione, si possa tentare di entrare. Non mi dilungo in moduli e tattiche: Allegri sa cosa deve fare. Non lo invidio. Dovrà scegliere: con Pirlo o con Pirlo in corsa? E oggi, rinunciare alla vena di Pereyra (anche in zona gol)  è davvero così facile?  Sulla carta - solo tre mesi fa -  sarebbero stati quesiti improponibili. Oggi - io, adoratore di Pirlo - penso non lo siano. Marcello Lippi ha dichiarato che “Allegri sa come si fa“. Oggi ne siamo convinti tutti: Allegri è uno che sa come si deve fare. Basterà ? Forse no. Ma hai visto mai che....  Fossi in lui rammenterei a tutti, prima della gara, quanto la Juventus di Lippi fece a Barcellona: in 10 contro 11. Gol di Nedved, pareggio degli iberici, poi nei supplementari lo squillo dei gregari: cross di Birindelli, girata vincente di Zalayeta. Anche allora la Juventus era sfavorita. Ma la Dea, quella volta, decise. La Dea e il cuore della Juve.  

    QUELLI DI TEXAS MINER - E fossi sempre Allegri, farei ai miei giocatori il discorso che l'allenatore di Texas Miner, la prima  squadra di College a schierare in una finale – sfidando polemiche  e pregiudizi razziali - un quintetto di soli giocatori di colore, fece ai suoi cestisti: “Loro ci sono già passati. Sanno come si vince. Se volete il titolo dovete prendervelo“. Tanti tifosi ci credono: uno ha percorso a piedi e in bicicletta il cammino tra Torino e Berlino: davvero la storia “di un grande amore“. Che la Juventus ha apprezzato. Ma la Juventus è oggettivamente sfavorita. Nondimeno in molti (da Simeone all'immenso “quattordici“ Johan) hanno ammonito: “Quelli di Torino sono una rogna. Hanno sofferto, hanno fame: soprattutto sono italiani“. Già la Juventus è italiana. Persino in molti dei suoi stranieri. Non metterà un Tir davanti alla porta in stile Don Josè, ma verosimilmente proverà a sporcare ogni linea di passaggio, affidandosi al contropiede. L'arma letale che ha consentito - nella storia - gran parte dei successi italiani nel calcio.

    GUERRIGLIA APACHE - Arrigo Sacchi storcerà il naso, rammenterà il suo Milan stellare: pazienza. Ognuno combatte con le armi che ha: non tutti, nell'arsenale, annoverano mitragliatrici Gatling.  E se hai in squadra uno con la faccia di Geronimo, il tuo percorso è obbligato: la guerriglia. Confondi le tracce, avveleni i pozzi, colpisci e svanisci. Aspettando la possibilità di esplodere il colpo di winchester decisivo.  Sul piano del gioco la Juventus non ha chances. Ma io reputo possa averne sul piano dell'agonismo e della concentrazione. Poi sapete come la penso: spesso è un episodio a  determinare il risultato di una gara. Berlino dirà ad Agnelli, Marotta e Allegri a che punto sia la Juventus. Quanto ancora manchi alla squadra per poter restare stabilmente ai vertici del calcio europeo. La stagione è stata fantastica e fortunata. Non va dimenticato. “Aiutata” in qualche modo anche dallo sterminato stormo di “gufi“  che detestano Madama. In molte culture aborigene, il gufo è reputato un volatile che porta fortuna. Narra la leggenda che Toro Seduto prima di Little Big Horn (Sitting Bull era uno sciamano) abbia “parlato“ con un gufo. Prima di sterminare il Settimo Cavalleria di Custer. 

    LA SAI L'ULTIMA? - Ma la jettatura del tifoso, se non è ossessiva, risulta in definitiva simpatica. Un modo per tentare di esorcizzare quanto si “teme“: la vittoria dell'inimico. Diverso il lavoro (discutibile) che da settimane sta facendo un quotidiano iberico. A giorni alterni ha “venduto“ Vidal, Pogba, Marchisio, in queste ore anche Tevez . Ieri all'Atletico di Simeone. Oggi al Psg: 12 milioni di euro a stagione per l'Apache. Non ci sono riscontri. Carlitos o resta (e forse prolunga) o ritorna in Argentina. Il calciomercato è una “banda larga“: indiscrezioni, supposizioni, spifferi si alternano in un turbinio continuo. Ma questo su Tevez sembra un deliberato tentativo di destabilizzazione. Non uno scoop. Solo una balla: di marca. 

    IN BOCCA AL LUPO, SIGNORA - Comunque vada, il ringraziamento di ogni tifoso per la società, l'allenatore e i giocatori non può che essere totale. La stagione è stata superlativa. Berlino una favola che Madama proverà a chiudere con un lieto fine. Personalmente mi metterò in poltrona serenamente: con qualche inevitabile tensione e con la speranza di vedere Buffon alzare finalmente la Coppa. Ma anche con la consapevolezza che – comunque vada - la Juventus è tornata ad essere una grande squadra. Destinata, già dalla prossima stagione, ad essere ancora più competitiva. In bocca al lupo, Vecchia Signora
     

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