Juvemania, Bosco: Agnelli e Della Valle, stringetevi la mano contro i cori infami
LA JUVE DEL FUTURO - Veniamo alle cose serie. Dopo la delusione di Siviglia, la Juventus ha immediatamente voltato pagina. Lo ha fatto proteggendo il suo giocatore più criticato ed esposto: Alvaro Morata. Lo ha fatto, prolungando il contratto dello spagnolo fino al 2020, mandando un segnale anche al Real. La Juve è contenta di Morata. Se il Real vuole esercitare il diritto di recompra, dovrà confrontarsi con il giocatore. Al quale la Juventus chiede di ritrovare serenità e determinazione. Quelle messe in luce nella scorsa stagione. Insomma, anche con qualche panchina, Morata, ora sa che la società crede in lui. E che anche su di lui sta programmando il futuro. Lui e Dybala. Ambito – pare – dal Barcellona, dal Real e in Premier. Ma ambire, non significa chiudere gli affari. Anche Pogba, che da tempo è ambito da almeno cinque club di prestigio, fa parte del futuro di Madama. Se ne andrà se lo chiederà lui e alla condizioni dettate dalla Juventus.
Dybala è appena arrivato. E ha grandi margini di miglioramento. Se il Barcellona dovesse insistere, fossi Marotta, replicherei a Braida: "Suarez, quanto costa?". Tanto perché anche Braida “capisca”. Il mercato della Signora viaggia in entrata, piuttosto che in uscita. Gundogan, Moutinho, Bernardo Silva, Soriano, Sensi, un 97 del Bari, decisamente interessante: uno di questi arriverà a gennaio, perché il centrocampo di Allegri ha bisogno di sangue e di fosforo. Ho detto uno, non tutti. Quello al quale la Juventus potrà arrivare. Come sempre, domanda, offerta e capacità finanziaria. Madama, comunque sta governando la transizione, dopo la cessione dei tre “monumenti“ ( e quella di Coman) programmando nei dettagli il futuro. Da Berardi, a un altro esterno. Che non sarà Cuadrado. Ma che non è detto non possa essere il Berna della Fiorentina. Non è che lo ripeta - provocatoriamente io. La mia era solo una suggestione, una ipotesi. Ma ieri Tuttosport ha scritto che la Juve sta monitorando da mesi il giocatore. Ergo ci sta pensando. Affare con percentuali dello zero, virgola - oggi – relativamente alla conclusione. Ma il mondo del calcio è strano, imprevedibile, mutevole. Insomma, mai dire mai.
UNA STRETTA DI MANO - Dopo l'allenamento con la Belenenses, che le ha consentito di approdare alla seconda fase dell'Europa League, la pulzella toscana arriva a Torino, con bellicosi propositi, forte di una classifica da prima della classe, di un gran gioco orchestrato dal “loico“ Paulo Sousa, e di legittime ambizioni per lo scudetto. Ha un gran centrocampo, un centravanti efficace, un giovanotto della sua cantera che cresce di partita in partita, una capacità europea di mandare in gol tutta la squadra. Se trovo una somiglianza - magari non nel modulo , ma nell'approccio - direi che la Fiorentina assomiglia all'Arsenal. Che Juventus troverà la Viola? Una Juve, presumo, che vuole vincere per accorciare in classifica magari sfruttando al massimo la giornata che vede in calendario anche Napoli-Roma. Allegri dovrà lavorare soprattutto sui dettagli e sulla convinzione della squadra. Per crescere la Juve dovrà giocare meglio di quanto abbia finora fatto. Ma quella che troverà allo Stadium, la Fiorentina, sarà una Signora, incavolata e desiderosa di mettersi alle spalle – anche con un risultato di prestigio - la delusione andalusa. Sarà una Signora in tuta: in tenuta da corsa.
Io non so se Diego Della Valle sarà allo Stadium domenica. Ma spero di sì. Spero ci possa essere, nonostante i suoi impegni aziendali e (ormai si può dire) politici. Nel caso non lo avesse già fatto, spero anche che Agnelli lo inviti allo Stadium. Lo spero perché una bella stretta di mano in tribuna tra lui e Andrea Agnelli, sarebbe il viatico migliore per quanti sono allo Stadium nel segno di una visibile rappacificazione. Oltre le parole (anche grosse) che in passato sono volate dall'una e dall'altra parte. Una stretta di mano che silenzierebbe ogni coro (soprattutto quelli infami) e ogni striscione. Sulle riforme da attuare per il calcio italiano, Juve e Fiorentina la pensano allo stesso modo. Sarebbe tempo che egualmente la pensassero anche sulla forma. Come rammentava un lettore di Juvemania, Torino e Firenze sono state Capitali d'Italia. Per costante abitudine (la Juve), o occasionalmente ( la Fiorentina) anche dal punto di vista calcistico. Una stretta di mano: in fondo se la sono data anche Obama e Putin. Per esorcizzare qualche cosa di più importante di una partito di calcio.