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    Barcellona campione: il pagellone

    Barcellona campione: il pagellone

    Battendo per 3-1 la Juventus nella finale di Champions League a Berlino, il Barcellona si laurea campione d'Europa. Di seguito il pagellone stagionale dei blaugrana di Luis Enrique in Champions League. 
     

    TER STEGEN 7.5 (13 presenze, 9 gol subiti): il portiere delle coppe, il portiere della Champions è lui. E il tedesco ha risposto alla grande, sulla corsa europea del Barça ci sono anche le sue grandi mani che hanno respinto il rigore di Aguero al Camp Nou impedendo al City di credere in una clamorosa rimonta.
     

    MASCHERANO 9 (12 presenze): uno dei segreti di questo Barcellona, dove serve si sistema e dona equilibrio con i piedi e soprattutto con la testa. Che sia al centro della difesa o come vertice basso del centrocampo poco importa, il primo passaggio è sempre il suo. Non solo scudiero di Messi, autentico leader.

    PIQUE 8.5 (11 presenze, 1 gol): Il primo gol della Champions è suo, modo migliore per iniziare una stagione che lo ha riproposto come uno dei migliori difensori centrali di tutto il mondo. Spazzate vie le polemiche e i dubbi riguardanti una testa troppo concentrata a ciò che accade fuori dal campo, il Pique di questa stagione è forse il più maturo Pique di sempre.

    DANI ALVES 7.5 (11 presenze): Le ultime stagioni lo davano in fase calante della sua carriera, il divorzio annunciato col Barcellona sembrava il preludio ad una stagione da separato in casa. Invece, soprattutto in Champions, si è rivelato uno dei segreti del Barcellona di Luis Enrique: alle spalle di Messi è uno dei motivi per cui raddoppiare o triplicare sul numero dieci fosse spesso inutile, come e più degli altri due tenori d'attacco.

    ALBA 7.5 (11 presenze): tatticamente come Dani Alves, una delle chiavi fondamentali del calcio champagne del Barcellona, puntuale in difesa e fondamentale in fase di possesso palla con le sue continue sovrapposizione sulla fascia sinistra di Neymar.

    BARTRA 6.5 (6 presenze): prezioso soprattutto nella fase a gironi, quando spesso e volentieri è stato schierato al centro della difesa.

    ADRIANO 6 (7 presenze): più che altro spezzoni a partita in corso, a sinistra è la prima alternativa per esperienza e passo su cui Luis Enrique ha puntato per gestire il risultato.

    MATHIEU 6 (6 presenze): roccioso quanto basta, l'ex Valencia è stato gettato nella mischia quando al fioretto bisognava preferire la clava. 

    RAFINHA 6 (6 presenze): vedi Adriano, ma con più freschezza. Ogni qual volta che Dani Alves avesse bisogno di rifiatare o evitare il secondo cartellino giallo, è toccato a lui.

    MONTOYA ng (1 presenza)

     

    INIESTA 9.5 (11 presenze): il mezzo voto che manca è solo per creare una leggera linea di demarcazione tra lui e Messi, fenomeno uguale ma con un feeling col gol che non ammette pari. Genio totale, giocatore a tuttocampo che spezza gli equilibri altrui e li regala al Barcellona, la Champions 2014/2015 lo ha riportato al primo posto tra i centrocampisti di qualità del panorama mondiale. Giocatore semplicemente eccezionale.

    RAKITIC 9 (12 presenze, 2 gol): e pensare che qualcuno aveva storto il naso pensando a tutti i soldi spesi per portarlo via dal Siviglia. La novità del Barcellona di questa stagione è stato lui ancor prima che Suarez, tuttocampista di quantità e qualità che ha permesso a Luis Enrique di gestire l'ultima stagione in blaugrana di Xavi nel migliore dei modi. Un gol, pesantissimo, agli ottavi contro il City. Un altro che rimarrà nella storia, dopo poco più di tre minuti in finale.

    BUSQUETS 7.5 (10 presenze): meno si nota, più fa la differenza. Come Mascherano, dieci metri più avanti o più indietro, è il metronomo della fase di non possesso che permette al Barcellona di subire poco o nulla pur avendo un potenziale offensivo senza eguali.

    XAVI 6.5 (8 presenze): il suo ruolo è quello di capitano spesso non giocatore. Poi, quando torna giocatore regala serenità e giocata di una qualità a cinque stelle. La sua ultima stagione nel Barcellona lo vede impegnato part-time, maniera ideale per mantenere intatte le sue qualità di regista senza fissa posizione.

    SERGI ng (2 presenze)

    SAMPER ng (1 presenza)

     

    MESSI 10 (13 presenze, 10 gol): ogni parola è superflua, dieci il voto minimo che si possa dare ad un giocatore come Leo Messi. I numeri non parlano di una stagione da record, il campo rivela come quello ammirato in questa Champions sia il miglior Messi di sempre, non unicamente solista ma trascinatore assoluto in grado di esaltare anche altri compagni di reparto fenomenali come Neymar e Suarez, allo stesso tempo esaltandosi nel tridente. E quando serve è letale. Un peccato che la scala di valori possa fermarsi a 10, ma senza lo squillo vincente in finale può bastare il massimo dei voti.

    NEYMAR 9.5 (13 presenze, 10 gol): dieci gol solo in Champions, altro che secondo violino. Sotto porta non sbaglia più, è bastata una stagione di Barcellona per capire cosa serve per risultare fondamentale e decisivo pur senza pestare i piedi a Messi. Spettacolare e concreto, fenomeno tra i fenomeni: sua la parola fine sul triplete blaugrana.

    SUAREZ 9.5 (10 presenze, 7 gol): qualche mese in naftalina per il famoso morso a Chiellini, qualche settimana per spazzare via la ruggine e poi...e poi cambia il volto al Barcellona che con il suo inserimento nel tridente non si ferma più. Devastante in progressione, toglie pressione a Messi e Neymar con un lavoro sporco che fa la differenza anche più di tutti i gol e gli assist che aiutano il Barcellona ad arrivare in finale. Altro che spacca-spogliatoio, altro che giocatore egoista. Tra i primi cinque attaccanti al mondo, tra i primi tre della sua squadra. Ed alla fine di tutto, è suo il gol che vale la Champions.

    PEDRO 6 (7 presenze): ormai è una comparsa o poco più, ma in questo Barcellona c'è pure lui e lo ricorda con l'assist per la rete di Neymar in finale.

    MUNIR ng (2 presenze)

    SANDRO ng (2 presenze)


    All. LUIS ENRIQUE 9.5: a Roma c'è che l'ha mandato via con le pernacchie. Lui è andato avanti con la forza delle sue idee, entrando in punta di piedi nello spogliatoio che è stato a lungo suo come quello del Barcellona. La sua occasione se l'è giocata alla grandissima, con un'intelligenza rara. Poco alla volta ha cambiato il modo di giocare di una squadra che solo sotto la sua gestione è riuscita davvero a scrollarsi di dosso il peso del guardiolismo. E il Barça degli ultimi sei mesi è stato uno spettacolo autentico, capace di esaltare i propri campioni fenomenali e non schiavo di essi. Solo la Juve ha rischiato di farlo crollare, ma la sua squadra anche in finale ha dimostrato pure di saper soffrire se necessario. Un merito enorme.

    Nicola Balice
    @NicolaBalice


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