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    #JUVE6LEGGENDA - I 6 dei 6 scudetti

    #JUVE6LEGGENDA - I 6 dei 6 scudetti

    • Nicola Balice

    Anche un romanzo leggendario si scrive un capitolo alla volta, ogni capitolo a sua volta si compone di una pagina dopo l'altra. E via così. La Juve dal 2011/2012 al 2016/2017 ha scritto qualcosa di leggendario nella storia calcio italiano, che solo questa stessa Juve potrà migliorare proseguendo questo ciclo vincente. Nel porre un punto, che ad oggi sembra poter avere un ulteriore seguito, ecco che sul campo sono stati sei i protagonisti sempre presenti in questa leggenda. C'è chi lo definisce zoccolo duro, chi li chiama senatori: più semplicemente sono loro l'anima di una Juve che è riuscita a ritornare vincente, diventando cannibale come mai prima nella storia. Da Buffon a Marchisio, da Barzagli-Bonucci-Chiellini a Lichtsteiner: sono loro i sei dei sei scudetti, un capitano con la fascia al braccio ed altri cinque che non hanno bisogno della fascia per essere leader autentici. Loro più di chiunque altro, oggi sono leggenda.

     

    BUFFON Il simbolo della Juve è lui. Arrivato nel 2001, subito tricolore in quell'epico 5 maggio. Poi ne ha viste di tutti i colori: trionfi, sconfitte, la serie B, la rinascita, record. Ed ora è qui, più forte che mai a puntare a tutto, persino al Pallone d'Oro oltre che alla Champions League. Sei Scudetti che si aggiungono agli altri quattro già vinti, nessuna sentenza potrà negargli quella stella che si è appena cucito sul petto. Per l'erede c'è tempo, il migliore è sempre e comunque lui. Non solo tra i pali.

     

    LA BBC Un marchio di fabbrica, la BBC. Che ha vissuto momenti complicati: qualche acciacco, un caso violento come quello scontro tra Bonucci e Allegri, qualche passaggio a vuoto. Sembrava addirittura giunta la fine, la notte di Firenze e la seguente svolta al 4-2-3-1 apparivano come l'ultimo atto dell'era BBC. Da lì una rotazione puntuale, con Rugani e Benatia che scalpitavano alle spalle. I titolari sono loro, l'evoluzione del giovanotto Barzagli in terzino ha permesso ad Allegri di consolidare nei momenti decisivi quella base solida non solo in campo: dal sesto scudetto a Cardiff, la difesa a tre è passata, la BBC rimane ancora.

     

    MARCHISIOHa sudato tutta l'estate per accelerare i tempi di recupero dopo il grave infortunio. È tornato, subito decisivo, insostituibile ma dalla gestione delicata per evitare sovraccarichi pericolosi. Nel passaggio al 4-2-3-1 il grande sacrificato è stato poi lui, complice una condizione complicata pur restando prima alternativa alla coppia Pjanic-Khedira. Non è stata di certo la stagione più semplice per lui, che pure è riuscito a non creare mai un caso nemmeno piccolo: allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, post dopo post il suo ruolo di primo tifoso della Juve non è mai cambiato. E proprio per questo anno tanto difficile, il suo nome nella leggenda è meritato, voluto, giusto.

     

    LICHTSTEINER – Il meno in vista durante la stagione, il più discusso ad agosto. Stava lasciando la Juve, voleva lasciare la Juve. Poi è saltato il trasferimento all'Inter, non si è concretizzata alcuna alternativa. Ma ha dato una lezione di professionalità e mentalità vincente al mondo intero: rimasto, escluso dalla lista Champions, non ha mai vissuto questa avventura da separato in casa. In fase calante della sua carriera, questo è vero. Ma sempre presente quando è stato necessario, fino a riconquistarsi anche il posto da titolare prima dell'alternanza con Dani Alves e Barzagli. Dei sei scudetti questo è forse quello in cui ha inciso meno, ma nella leggenda lo svizzero è protagonista autentico. D'altronde la prima parola, la prima firma è stata sua: 11 settembre 2011, 4-1 al Parma nella prima ufficiale dello Stadium e della Juve di Conte, al minuto 16 arriva il gol di Lichtsteiner su assist di Pirlo. Tutto è partito da lì.

    @NicolaBalice


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