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    Juve, Margherita Agnelli a processo contro i figli John e Lapo Elkann: in ballo 4,6 miliardi di euro

    Juve, Margherita Agnelli a processo contro i figli John e Lapo Elkann: in ballo 4,6 miliardi di euro

    Mezzogiorno di fuoco. Lunedì alle ore 12 parte il processo sulla lite per questioni di eredità nella famiglia Agnelli. La giudice del tribunale di Torino, Nicoletta Aloj (affiancata dal collegio della seconda sezione civile) è chiamata a decidere sulla causa avviata a febbraio 2020 da Margherita Agnelli contro i figli John, Lapo e Ginevra Elkann per la successione della madre Marella Caracciolo (la vedova dell'avvocato Gianni Agnelli), che ha designato i tre nipoti come suoi unici eredi. Escludendo gli altri cinque figli avuti dal secondo marito Serge de Pahlen: Maria, Anna, Sofia, Tatiana e Pietro. 

    IL TESORO - Come si legge su Milano Finanza, in ballo c'è un patrimonio stimato in oltre 4,6 miliardi di euro. Secondo una perizia di 75 pagine datata 2 marzo 2022 e stilata dal commercialista milanese e docente allo Sda Bocconi, Fabrizio Redaelli (incaricato da Margherita) nel 2019 la catena Dicembre (controllata da John Elkann al 60% e da Lapo e Ginevra col 20% a testa) valeva oltre 4,6 miliardi di euro: la legittima sul 50% spettante alla figlia Margherita sarebbe quindi circa 2,3 miliardi di euro. A sua volta la Dicembre è azionista di maggioranza (col 38% delle quote) della Giovanni Agnelli Bv, la cassaforte da 28 miliardi di euro della famiglia Agnelli-Elkann di cui per statuto solo i discendenti del Senatore Giovanni Agnelli (tra i fondatori della Fiat) possono essere soci. La Giovanni Agnelli Bv detiene il 52% delle quote di Exor, che è l'azionista di maggioranza di Stellantis, Ferrari, Juventus, gruppo Gedi con La Repubblica e La Stampa, The Economist, Cnh, Iveco, Louboutin e altre partecipazioni finanziarie. 

    PRIMA TAPPA - Innanzitutto bisogna stabilire la giurisdizione competente: Torino come sostiene Margherita Agnelli (assistita dall'avvocato Dario Trevisan) oppure la Svizzera come vogliono gli Elkann, difesi dagli avvocati Carlo Re e Eugenio Barcellona dello studio Pedersoli. Per la sentenza finale ci vorranno mesi: si parla della primavera 2023. 
     

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