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Juve, Van Basten ha ragione su De Ligt
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UN INVESTIMENTO IMPORTANTE - Nell’estate 2019, quando Matthjis De Ligt arriva alla Juve dopo averla eliminata dalla Champions con un gol di testa e aver incantato l'Europa insieme a De Jong, Van de Beek e Ziyech, per tutti è destinato a diventare il difensore centrale più forte del mondo. Le cifre dell’operazione sono da capogiro: 85 milioni all’Ajax e 8 + 4 di bonus al giocatore per 5 anni, per un investimento totale di 145 milioni.
IL PROIBLEMA DEI FALLI DI MANO - Il valore del ragazzo giustifica certamente l’investimento, ma, le sue reiterate e folli difficoltà a tenere le braccia al loro posto, iniziano a far sorgere qualche dubbio. De Ligt non prende molti gialli: 12 in due stagioni alla Juve, 15 in tre stagioni all’Ajax e due con la nazionale, e questo è solo il suo secondo cartellino rosso in carriera. I falli di mano iniziano però ad essere numerosi. Quello di ieri è almeno il quinto commesso da De Ligt dopo il suo addio all’Ajax. In Italia si era presentato, fra le varie difficoltà, con due errori clamorosi di questo tipo: in Inter-Juve del 6 ottobre 2019 (in quel caso poi i bianconeri vinsero 2-1) e in Lecce-Juve di tre settimane dopo, quando fu invece decisivo per l’insperato 1-1 conquistato dai padroni di casa. Questi due non sono gli unici tocchi con il braccio nella sua prima stagione juventina: in altri casi i suoi interventi erano stati al limite, ma era stato graziato anche a causa di un regolamento non chiarissimo. Poi, aiutato da un anno in più d’esperienza e dal cambio, obiettivamente sacrosanto, del regolamento sui falli di mano, era cresciuto anche in questo aspetto. Ogni tanto, però, ci ricasca, come nel caso del 6 settembre 2020, nel 4-2 dell’Olanda alla Germania, o di quanto successo ieri alla Puskas Arena.
I DUBBI DI VAN BASTEN - A sollevare qualche dubbio sulla sua effettiva crescita in questi due anni era stato poi una leggenda del calcio olandese e del nostro campionato, Marco Van Basten. Dopo il 2-0 rifilato all’Austria dalla sua nazionale, l’ex centravanti del Milan aveva, in anticipo come sempre, aspramente criticato la squadra di De Boer, prendendosela soprattutto con De Ligt. “Lui è un difensore centrale e deve trasmettere più leadership. Deve farsi sentire, farsi valere perché deve guidare la difesa. Invece corre semplicemente dietro al suo uomo, lasciando un enorme buco. De Ligt è andato in Italia per imparare a difendere, ma non credo che lì abbia imparato molto". Ecco, se lo dice uno come Van Basten, bisognerebbe quantomeno porsi la questione: de Ligt non è migliorato quanto avrebbe dovuto.
"Se qualcuno come il signor Van Basten ti critica, tu lo ascolti. Anche lui ha giocato in Italia, proprio come me. Capisco quello che sta dicendo. Anche se le cose vanno bene, bisogna sempre cercare di migliorare. Voglio migliorare ogni allenamento e ogni partita. Non giocherò presto una partita perfetta, ma mi sto impegnando per riuscirci. Sono contento dei complimenti e delle critiche, poi non posso che fare meglio" – aveva risposto De Ligt. Sono parole, le sue, unite anche a quelle post-eliminazione, che dimostrano grande umiltà, maturità e consapevolezza dei propri limiti. Ora è arrivato il momento di limarli quei limiti. L’età è certamente dalla sua parte.