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    Juve, un mese fa la staffetta Sarri-Pirlo: ma la rivoluzione è ferma alla panchina

    Juve, un mese fa la staffetta Sarri-Pirlo: ma la rivoluzione è ferma alla panchina

    • Nicola Balice
    8 agosto-8 settembre. È passato un mese, tutto è cambiato ma in fondo troppo poco è cambiato. L'8 agosto, subito dopo la cocente eliminazione in Champions e le ultime dichiarazioni discutibili di Maurizio Sarri (“Se fosse un campionato saremmo primi o secondi”, solo per citarne una) ecco che la Juve ratifica l'esonero del Comandante. Ultimo giro di casting poi la svolta: è Andrea Pirlo il suo successore. Un bel cambiamento, una rivoluzione. Che per il momento resta però quasi isolata nel processo che avrebbe dovuto portare a un rinnovamento quasi totale della Juve. Cambiano le idee, cambia la faccia, cambiano le parole, cambia il sostegno incondizionato del popolo bianconero: questo lo porta Pirlo. Quello che non è cambiato, per ora, è tutto il resto.

    CAMBIA TUTTO – Andando con ordine, Pirlo ha in ogni caso portato una bella ventata di freschezza e non è poco. In un solo anno, il rapporto tra l'ambiente e Sarri, tra lo spogliatoio e Sarri, tra la dirigenza e Sarri, era già logoro. Come dimostra anche lo sfogo successivo alla comunicazione dell'esonero sul valore della squadra messagli a disposizione ("E' inallenabile"), alla base delle tensioni su una risoluzione del contratto che l'ex tecnico ad oggi continua a non prendere in considerazione.
    Con Pirlo c'è il sostegno incondizionato della squadra, prima di tutto: i senatori sono con lui, i giovani lo sognavano come un idolo, i fuoriclasse guardano negli occhi un pari grado che sa cosa provano. Anche tatticamente, ci sono idee da sviluppare all'insegna del talento: 4-3-3 o 3-4-3 con varie declinazioni di tridente, l'obiettivo è quello di mettere tutti nelle condizioni di esprimersi, rispolverando anche antiche certezze per la retroguardia se necessario. E poi, il credito sta tutto nel fatto che Pirlo è Pirlo, anche con zero partite vissute da allenatore.

    NULLA CAMBIA – Ma dopo un mese, in fondo, è cambiato meno del dovuto. Il centravanti, per esempio, ancora non c'è. Salvo ulteriori sorprese dovrebbe essere Luis Suarez, un profilo comunque diverso da quello che sembrava ormai a un passo, vedi Edin Dzeko: ma siccome di sorprese ce ne sono già state fin troppe, Fabio Paratici continua a marcare tutte le alternative possibili (vedi Alvaro Morata, Edinson Cavani, Arek Milik...). Il processo di ringiovanimento e di abbattimento monte ingaggi è partito, ma con grande fatica: Dejan Kulusevski e Arthur erano già in programma, in più è arrivato Weston McKennie. Ma il mercato in uscita sembra quasi impossibile da sbloccare, prestiti per Mattia Perin e Cristian Romero, risoluzione per Blaise Matuidi, quasi inevitabile come soluzione anche per Gonzalo Higuain e Sami Khedira. Su tutti gli altri fronti, il mercato è impantanato. Così diventa complicato far rifiatare un bilancio dai costi insostenibili, quindi anche rinnovare la rosa. Pure per ulteriori cambiamenti dirigenziali per ora è necessario aspettare, non sono escluse altre rivoluzioni ma saranno da affrontare a ottobre. Tra un altro mese. E in un mese può succedere tutto o magari nulla: in un giorno la rivoluzione Sarri-Pirlo, poi “solo” tanti vorrei.

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