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Juve umiliata in Europa, in corsa in Italia solo perché la Serie A è scarsa
In quale altra parte d’Europa, una squadra che perde 5 partite delle prime 14, e che ha 14 punti di ritardo dalla prima, può tornare addirittura in corsa per il titolo facendo altri 5 pareggi e senza avere ancora battuto una squadra che la precede in classifica? Alla Juventus è accaduto. Poi però arriva a Torino la settima in classifica della Liga, resiste ai pizzicotti bianconeri nel primo tempo e nel secondo la caccia dall’Europa a pedate nel sedere.
Perché la Champions è un’altra cosa e ogni anno dal 2017 in poi (finale di Cardiff proprio della Juventus) ce lo ricorda. Lo stesso Villarreal aveva già vinto a Bergamo nei gironi, eliminando l’Atalanta; e il Milan primo in classifica, tornato in Champions dopo 7 anni, è finito ultimo nel suo gruppo, con 1 vittoria e 4 sconfitte. Solo l’Inter è uscita con onore, vincendo ad Anfield, ma l’eliminazione era già maturata a San Siro.
È giusto contestare ad Allegri le scelte tecniche e la tattica adottata contro il Sottomarino giallo, con tutta l’incapacità a produrre gioco che il secondo tempo ha ribadito, ma non è qui il punto di questa riflessione. È la distanza siderale che divide i nostri club non dalle “classiche” 4/5 grandi tradizionali, circolo elitario cui non siamo più iscritti da quasi vent’anni (l’Inter del 2010 è stata un’eccezione), ma da almeno 10/15 squadre sparse per l’Europa. E se ci sommiamo cosa ha fatto la Nazionale ai Mondiali dopo il 2006 (due eliminazioni al pronti-via e poi addirittura il tutti-a-casa di Ventura) sembra più un miracolo che un’impresa quanto riuscito a Mancini la scorsa estate. Il guaio è che i miracoli sono rari e tra una settimana ci giochiamo il Qatar. Speriamo davvero che lo stellone torni rapidamente azzurro.