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    Juve-Toro:| Derby dello scouting per i talenti del futuro

    Juve-Toro:| Derby dello scouting per i talenti del futuro

    Viaggio nel sistema degli osservatori di Juve e Toro: tra sfide e differenze
    Il derby scopre il futuro.
    Nella caccia ai nuovi talenti del calcio mondiale la Juventus si confronta con Real Madrid, Barcellona, ecc. Il Torino dal canto suo per ragioni storiche, geografiche (e per legittime ambizioni) deve confrontarsi con la Juventus. Messa così anche il Toro si confronta con il Barça, ecc. In sostanza la nostra è una semplificazione, ma fino a un certo punto. La realtà è che se la parola globalizzazione ha un senso, ce l’ha proprio relativamente al mercato del calcio. Nel quale in effetti tutti sfidano tutti. Va da sé, ognuno con i propri mezzi, con la propria capacità d’attrazione. Mircea Lucescu, per rimanere a un nome d’attualità, ha reso appetibile ai brasiliani un posto come Donetsk, periferia della periferica Ucraina. Nel suo caso la capacità d’attrazione è quella che funziona meglio a tutte le latitudini: il denaro. In linea di massima funziona così, inutile negarlo. Più sei ricco, più piaci. E maggiori mezzi hai per arrivare prima degli altri sui futuri assi. Il mercato dei calciatori, soprattutto quelli giovani, è però talmente ampio e presenta tali variabili, che l’occhio dei veri intenditori, cioè dei migliori osservatori, conta ancora più di ogni altra cosa. Certo anche un bambino vedrebbe del talento in Neymar, infatti il brasiliano piace a tutti ma finirà a Barcellona piuttosto che a Madrid. Cioè in un club ricchissimo e glamour. Individuare un futuro campione nel diciassetteme Marek Hamsik, pagandolo 60 mila euro come fece il Brescia nel 2004, presuppone invece doti quasi divinatorie. E tanto lavoro, perché altrimenti le partite della seconda divisione slovacca non arrivi a vederle. Juve e Toro in questi anni si sono date una nuova organizzazione nello scouting. Numericamente i bianconeri sono preponderanti. I mezzi tecnici invece sono molto simili, perché ormai tutti i club si affidano a programmi di società esterne che permettono di raggiungere il mondo con un clic. Poi, ovvio, dopo aver visto i dvd bisogna andare in loco per (come ama dire Pantaleo Corvino, un maestro tra i mercanti del calcio) «toccare le pelli con mano». Anche questo è un derby, che Juve e Toro giocano sui campi di Rio, Buenos Aires, Parigi. E in Piemonte, perché è velleitario concedersi orizzonti infiniti, se non sei in grado di guardare dentro il giardino di casa. Dove tra l’altro puoi sempre incappare in Marchisio, Giovinco, Lentini, Cravero...



    Juve, nel mirino Brasile e Francia. 
    La tecnica viene considerata un requisito scontato. L’atletismo oggi conta meno rispetto a qualche anno fa, perché la Spagna e il Barcellona hanno fatto scuola, dimostrando che anche sotto il metro e ottantacinque si può giocare a calcio ad... altissimi livelli. La nuova parola d’ordine in casa Juve è: «Intensità». Oddio, proprio nuova non è, perché il copyright appartiene ad Arrigo Sacchi e quindi risale al calcio di fine anni “80. Però è tornata clamorosamente di moda e oggi, con Antonio Conte al timone della Juve, ha acquisito priorità assoluta. Fabio Paratici e i suoi collaboratori hanno istruito gli oltre 30 scout bianconeri che battono l’Italia e il resto del mondo e anche i semplici segnalatori: l’intensità è un fattore da cui non si prescinde nella ricerca dei bianconeri di domani. Si tratti di grandi nomi, piuttosto che di giovani. Quando non c’è, si passa oltre.

    PROSSIMI ARRIVI Questa intensità unita alla tecnica la Juve va cercandola un po’ dappertutto. Ma in Francia e Brasile più che da altre parti e non per un vezzo. E’ che i calciatori transalpini occupano uno spazio importante nella storia della Juve. E quelli brasiliani nella storia del calcio, punto e basta. Le missioni in quei due Paesi sono continue e hanno portato nell’ultimo anno agli arrivi di Paul Pogba , Gustavo Appelt e Leo Bonatini . La colonia dei brasiliani potrebbe arricchirsi presto di un paio di altri elementi, anche se sui nomi la consegna del silenzio a Vinovo e dintorni è assoluta. I nomi venuti a galla sono quelli di Bruno Mendes e Matheus Doria (Botafogo), Fred (Internacional) e Leandro (Gremio), ma il panorama brasiliano è talmente ricco di opportunità da consentire cambi di rotta preaticamente ogni giorno. La cosa certa è che uno scout Juve è di nuovo in Brasile per la seconda missione nel giro di 40 giorni. La prima consisteva in un giro d’orizzonte, questa è finalizzata a stringere il cerchio e, se ne varrà la pena, Paratici stesso potrebbe volare Oltreoceano prima della fine di gennaio per provare a mettere nero su bianco.

    LA FRETTA Intanto ogni giorni a Vinovo vengono visionate un numero infinito di partite che poi producono le missioni sul posto. Il difficile è selezionare il meglio tra la mole di dati raccolti, tra le segnalazioni. Bisogna farlo anche in fretta, perché c’è sempre qualcuno che prova a bruciarti sul tempo. Negli ultimi tempi, però, anticipare la Juve è diventato più difficile...
     

    Toro, il mondo con quattro clic.
    Dato per scontato che, alla fine, rimangono lo sguardo degli occhi e la stretta di mano i parametri ancestrali per sciogliere le riserve sulla persona, la globalizzazione del calcio associata alla crisi economica ha portato i club a individuare strade alternative per setacciare e scremare i potenziali assi. I club più dinamici, attenti e sensibili ai movimenti di mercato così come alle spending review, hanno così deciso di sfruttare prima le parabole e poi internet. Tra questi c’è il Torino, che ormai da tre anni, si avvale di un sistema videoinformatico all’avanguardia che consente non solo di vedere centinaia di partite di ogni campionato sia in diretta che in archivio. Offre molto di più. Il “pacchetto”, infatti, consente di vivisezionare la partita tagliando drasticamente i momenti “morti” o che non interessano. Per essere più chiari, se ci si vuole rendere conto del tipo di apporto che ha dato un singolo giocatore in una partita c’è la possibilità di restringere il campo e vedere in sequenza soltanto le sue azioni relative ai suoi tackle, piuttosto che cross o azioni individuali. Insomma i novanta minuti si possono “lavorare” in modo chirurgico.


    SCOUTING E VIAGGI Durante la settimana questo lavoro di scouting, ovvero di osservazione, finisce sostanzialmente sulle spalle, o meglio sugli occhi di Antonio D’Ottavio e Antonio Cavallo che lavorano in stretta collaborazione con il direttore sportivo Gianluca Petrachi . E’ lui, dopo una serie di relazioni e di riunioni con i due osservatori che decide se proporre di passare o meno allo step successivo, ovvero la visione dal vivo del calciatore in questione. Ovviamente a seconda dei casi, in alcuni è fortemente consigliabile lavorare a fari spenti, si sfrutta la giornata o le giornate da inviato sul campo per conoscere meglio il giocatore anche dal punto di vista del carattere oltre che delle caratteristiche tecnico-tattiche. Se tutti i feedback risultano soddisfacenti ecco che allora si arriva allo step tre, ovvero la decisione di avviare la trattativa vera e propria dopo aver ottenuto il via libera dal presidente, Urbano Cairo , che stanzia anche il budget disponibile per chiudere l’operazione. Da sottolineare che per quelle di scouting più semplici, ovvero relative a calciatori che giocano in Italia tra serie A e B, sono invece più frequenti e agevoli le puntate in tribuna. Per quanto riguarda il settore giovanile, invece, il tutto è in mano a Massimo Bava che può contare sull’apporto di 4 osservatori che lavorano a stretto contatto con lui: Marco Morra , Paolo Mosca , Patrick Panucci e Omar Sciolla . L’universo delle giovanili granata, poi, può contare su 45 segnalatori fidelizzati sparsi in tutta Italia.
     

    Lo 007 dedicato ai 40 talenti già della Juve.
    Lo scout per i prestiti.
    Si chiama Federico Cherubini e di mestiere fa lo scout in maniera assolutamente selettiva. Cherubini infatti segue solo i giovani (a volte anche chi non lo è più tanto) talenti della Juve. La cosa particolare è che l’ex dg del Foligno è a libro paga dei bianconeri e non di una società rivale. Sul sito ufficiale della Juve viene definito “Collaboratore area tecnica”. Nello specifico si occupa dei giocatori dati in prestito, in modo da farli sentire ancora parte della Juve. E di difendere l’investimento fatto qualche mese, o anno, prima. Beppe Marotta e Fabio Paratici hanno dunque creato una figura professionale inedita in Italia, forse nel mondo. Lo 007 mandato sulle tracce dei propri giocatori. Non per scoprire tradimenti, come fanno certi detective privati, ma per evitare che si senta tradito chi, contratto alla mano, è ancora juventino.


    L’AUSTRALIANO TRISTE Qualche cifra. I giocatori della Juve attualmente girati in prestito sono quarantatre. Tre non necessitano di particolare supporto: Felipe Melo, Reto Ziegler e Jorge Martinez. Gli altri quaranta, da Gabbiadini in giù, non vengono mai persi di vista. Cherubini nel week-end scorso era a Bergamo per occuparsi di James Troisi, l’australiano che la Juve ha prelevato in estate dal Kayserispor per poi girarlo ai bergamaschi proprio a margine dell’operazione Gabbiadini. Il primo approccio con il nuovo ambiente è stato un po’ traumatico per Troisi, il che non è nemmeno strano per un australiano arrivato a Bergamo transitando dalla Turchia. Cherubini ha rincuorato Troisi e i suoi familiari, ha appreso che l’Atalanta aveva già provveduto a iscriverlo a un corso d’italiano, l’ha fatto sentire importante per la Juve. Non ci sembra tempo sprecato. Di sicuro è un modo per difendere gli investimenti fatti.
     

    L'ex giocatore granata sempre in missione.
    Zavagno spia argentina. 
    Che il Torino abbia un occhio di riguardo per il calcio argentino non è una novità. In una recente intervista il ds Gianluca Petrachi ha infatti spiegato che «gli argentini sono i giocatori che con maggior facilità riescono ad adattarsi e ambientarsi al nostro campionato anche perché il loro calcio è il più simile al nostro». Non c’è quindi da stupirsi se il Torino abbia avviato recentemente un rapporto privilegiato di stretta collaborazione con un proprio ex tesserato, rientrato in patria, ovvero in Argentina. Per visionare nuovi talenti argentini il Torino ha deciso infatti di affidarsi a Luciano German Zavagno, ex terzino sinistro. Il Torino si aspetta da lui segnalazioni di promesse o comunque giocatori interessanti ma non ancora entrati nell’orbita d’interesse dei grandi club per evitare concorrenze che metterebbero fuori causa la società granata in partenza anche se a volte le sinergie possono diventare utili grazie alla formula dei prestiti. A volte un grande club ha bisogno di far crescere un giovane emergente e non trovando spazio nelle proprie fila può decidere di accordarsi con un’altra società che se da una parte contribuisce alla valorizzazione di un patrimonio non proprio, dall’altra può beneficiare di pretazioni che possono risultare sopra la media e spesso con costi molto contenuti.


    I SEGNALATORI Per quanto riguarda i calciatori che giocano in serie A e serie B, il Torino oltre a contare su una serie di collaboratori, come buona parte dei club si muove anche in base alle segnalazioni dei diversi agenti, ovviamente sempre molto attivi nel caldeggiare la visione dal vivo dei propri assistiti. Ma questo non è certo un valore aggiunto.
     


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