“Sono sempre io”. Sembra aver voluto dire questo Paul Pogba. Un +5 affiancato all'1 e al 0, la somma voleva essere un 6. Perché se il Pogba numero 10 ha convinto molto poco rispetto a quello numero 6, le motivazioni non vanno ricercate di certo sul peso di una maglia storica e pesante, lasciatagli in eredità da Alessandro Del Piero e Carlos Tevez. “Sono sempre io”, ha cercato di ribadirlo in campo e non solo con la maglia o con le parole. Per dimostrarlo però è stato necessario iniziare a farlo davvero, il numero dieci. Perché il volitivo ma inconcludente Pogba di questo avvio di campionato ha ritrovato la spavalderia che lo aveva reso grande prima del tempo proprio andandosi a piazzare dietro le due punte: in chiusura di primo tempo un controllo da prestigiatore ha trasformato una spazzata di Chiellini in un contropiede che poteve chiudere la partita appena prima dell'intervallo. Evento rimandato appena ad inizio ripresa, quando una sua magia di tacco ha innescato l'asse Dybala-Mandzukic per il 2-0. Una giocata da numero dieci autentico, in una posizione da numero dieci autentico.

SI', PERO'... - Ed è da qui che deve ripartire Pogba nel prendersi il ruolo di leader di questa Juve, con i fatti e le prestazioni, diventando finalmente decisivo: da trequartista ha convinto forse per la prima volta in questa stagione tra le mura tiepidine dello Juventus Stadium, spaziando a tutto campo insieme a Dybala e cercando di andarsi a prendere pallone e responsabilità per novanta minuti. Come quando è arrivata l'occasione di sbloccarsi definitivamente, prendendosi la palla e tenendosela stretta prima di sfidare Sportiello dal dischetto: sarebbe stata la giocata della svolta, l'ha sbagliata anche malamente. Però i segnali di un Juve-Atalanta qualunque sono di quelli incoraggianti. Il Pogba 10 non può essere il Pogba 6, diverse responsabilità e aspettative. Il Pogba 1+0+5 è forse il primo episodio della versione che tutti aspettano di vedere. Lui per primo.