Juve, con Giuntoli progetto sostenibilità: senza i soldi della Champions dovrà fare come Marotta
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Con la certezza dell’esclusione dalla Champions, sia che arrivi tra le prime quattro, sia che vinca l’Europa League, la Juve si dovrà misurare con un budget ridotto, una serie di partenze rilevanti (da Rabiot a Di Maria e, forse, Vlahovic), una squadra da ricostruire o da innervare. Insomma partirà un programma di ridimensionamento che andrà gestito a doppia velocità: un occhio ai conti, l’altro ai risultati agonistici, perché è ovvio che la Juve non possa permettersi, proprio per ragioni economiche, più di una stagione senza l’Europa di prima fascia.
Giuntoli arriva in un momento critico, con una situazione assai simile a quella che accompagnò l’avvento di Beppe Marotta (2010) dalla Sampdoria. La prima stagione fu pessima (Juve settima), ma dall’anno successivo partì la lunghissima teoria degli scudetti. Nessuno può chiedere a Giuntoli di dirimere in poco tempo le urgenze o di inscenare miracoli. Certo è richiesta una gestione più oculata rispetto alle ultime, scelte meno folcloristiche con scambi cervellotici (Pjanic-Arthur tanto per capirci), magari un colpo alla Kvaratskhelia (costo basso, resa altissima), un progetto di serietà e sobrietà. Una cosa è certa. Con Giuntoli, l’era di Agnelli (e dei suoi uomini) è definitivamente tramontata.