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    Juve-Procura FIGC, il patteggiamento sorprende per tre ragioni. Ma in Europa non è ancora finita

    Juve-Procura FIGC, il patteggiamento sorprende per tre ragioni. Ma in Europa non è ancora finita

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Nonostante fosse stato da noi evocato e da tutti previsto, il patteggiamento fra la Juventus e la Procura federale della Federcalcio, sorprende per almeno tre ragioni.

    La prima, alla società è stata inflitta una multa assolutamente leggera (718.340 euro).

    La seconda, non sono stati tolti altri punti sull’attuale classifica.

    La terza, e più importante, esiste una sproporzione tra la penalizzazione (meno 10) inflitta per le plusvalenze e la sentenza di oggi (l’affare stipendi era molto più grave). 

    Tuttavia la frase che spiega tutto è la seguente: la società Juventus si impegna a rinunciare a ogni tipo di ricorso. Compreso, ovviamente, quello al Tar, successivo al Collegio di Garanzia presso il Coni. 

    Insomma, in questa trattativa con la Federcalcio, la Juventus deve aver messo anche la pistola fumante sul tavolo. Se voi ci condannate - il senso del discorso -, noi facciamo saltare il banco ben sapendo che il Tar, al 90 per cento, ci darebbe ragione.

    Un altro elemento di sorpresa sono state le parole del presidente della Figc, Gabriele Gravina. E’ assai probabile che il numero 1 della Federazione volesse dire che il risultato più bello del calcio italiano, non fosse l’esito del patteggiamento della Juventus, ma l’aver ritrovato un momento di serenità. Il tutto nel rispetto delle regole”. Però, un po’ perchè la sua frase è stata estrapolata dal contesto, un po’ perché Gravina ha comunicato con troppa frettolosità, ma sembra che il patteggiamento sia un favore bello e buono fatto alla Juve. 

    Comunque fosse andata, il sospetto di trovarci di fronte ad un giudizio politico c’era sia nel caso di patteggiamento accettato, sia di condanna esplicita. Se siamo sinceri fino in fondo, e togliamo il velo di ipocrisia che permea anche il mondo del calcio, non possiamo non ricordare che la serie A e, più in generale, il nostro prodotto pallonaro sarebbe stato deprezzato enormemente senza la presenza della Juventus che, come tutti sanno, oltre ad essere la squadra più titolata d’Italia, è  anche quella che conta sul maggior numero di tifosi. 

    Poteva la Lega prima e la Federcalcio poi augurarsi che la Juve finisse in serie B per un reato non sportivo, ma amministrativo? Potevano i broadcaster interessati a comprare e a vendere le partite del nostro campionato, abbassare i prezzi perchè la Juve non partecipava?

    Chiaro, dunque, che tutto ha avuto un peso: dalla potenziale minaccia del club di intraprendere la lunga e paralizzante teoria dei ricorsi, alla necessità dei diritti televisivi. Certo, è fortemente anomalo che un processo che sarebbe potuto durare mesi, si chiuda in meno di mezza giornata e, sostanzialmente, con la pena più mite che si potesse prevedere. Ma, come avevamo anticipato anche questa mattina, la difesa ha lavorato con metodo, argomenti e sagacia.

    Liquidata, non senza fegatose polemiche (i Torquemada della pena esemplare sono avviliti e sconcertati), la questione italiana, si apre il versante europeo. Ancor più che nei casi precedenti, la diplomazia servirà più della giurisprudenza. Anche perché il presidente dell’Uefa, Ceferin, può ottenere vendetta da una seconda e probabilissima condanna di Andrea Agnelli, l’unico ad avere rinunciato al patteggiamento. Se deve essere esclusa un anno, per il mancato fair-play, la Juve prerferisce che sia quello in arrivo. Tanto, al massimo, partirebbe dall’Europa League, rinunciare alla Conference non farebbe poi tanto male e giocare solo in Italia implica l’abbassamento di costi e stipendi. Esattamente quello che la nuova dirigenza vuole. 

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