'Juve, prima l'Italia di Conte. Oriundi ok. Allegri super. Parma vergogna nazionale'
Lui si chiama Rossi. Paolo Rossi. Nel 2004, è stato inserito nella Fifa 100, la lista dei 125 più grandi giocatori viventi selezionata da Pelé e dalla Fifa stessa, in occasione del suo centenario. E' anche l’unico giocatore, con Mario Kempes e Ronaldo ad avere vinto nello stesso anno il titolo di capocannoniere del Mondiale, il Pallone d’Oro e e la Scarpa d’Oro. E’ tra i quattro italiani che hanno conquistato il Pallone d’Oro, assieme a Gianni Rivera, Roberto Baggio e Fabio Cannavaro. E’ l’unico uomo al mondo ad aver segnato tre gol al Brasile nella stessa partita.
Per lanciare la sua iniziativa, non poteva scegliere un calendario migliore. Questi sono Giorni Rossi, non solo nel calcio. La Rossa ha trionfato a Sepang, Valentino Rossi in Qatar, le Rosse Ducati di Dovizioso e Iannone hanno chiuso il cerchio di uno storico tris italiano che, nella Motogp, mancava da 9 anni.
Il sogno divenuto realtà si chiama Paolo Rossi Academy (paolorossiacademy.it), inaugurata a Perugia. "La mia speranza è veder crescere un altro Pablito. Ho lavorato per oltre un anno al progetto, ora è tutto pronto. L'Academy nasce sul modello dei college americani per coniugare studio e sport. Ero un bambino quando ho cominciato a giocare a pallone sul campo di cemento armato del'oratorio di Prato. A 16 anni mi ha chiamato la Juve. E' stato allora che ho cominciato ad inseguire il sogno e l'ho raggiunto. Ora voglio che altri ragazzi ci riescano. Questa è la prima e unica scuola calcio che porta il mio nome. E' riservata ai ragazzi fra i 13 e i 25 anni e ho scelto Perugia come sede perchè questa splendida città è già sede dell'Università per Stranieri ai quali l'Academy intende offrire un'opportunità importante per coltivare la passione sportiva".
Signor Rossi (foto corrieredellosport.it), la sua Academy nasce in un momento quanto mai propizio per sostenere, valorizzare, rilanciare il calcio giovanile italiano, dopo il disastro del mondiale brasiliano e in presenza dell'esterofilia di molti club da cui scaturisce la percentuale media del 55% di presenza straniera in ogni turno di campionato. Il che complica il lavoro di Conte. A proposito, che idea si è fatto del caso Marchisio?
"Da azzurro innamorato dell'Italia e da uomo di sport, mi è dispiaciuta molto la polemica rovente che ne è scaturita: la Nazionale deve venire prima di tutto, come accadeva ai miei tempi. Conte ha scoperto una realtà molto diversa rispetto a quella che si aspettava. I club gli hanno negato gli stages. Il caso Marchisio è stato un pasticcio malgestito a livello di comunicazione che, peraltro, ha confermato come a comandare siano i club. Una volta si faceva di tutto per guadagnare la maglia azzurra, adesso sono le società a condizionare tutto".
E gli oriundi? Mancini non li vuole, ma Eder ha dimostrato a Sofia quanto possano essere provvidenziali...
"Gli oriundi sono una scelta direi quasi obbligata, considerata l'aria che tira, la penuria di talenti italiani, la necessità di qualificarsi per l'Europeo 2016 nei tempi più rapidi".
"Voglio fare sinceri complimenti ad Allegri. E' stato bravissimo: per il modo in cui si è calato nella realtà juventina, per l'intelligenza e per la saggezza mostrate, per i progressi evidenti maturati in Champions League dov'è approdato ai quarti e dove, con rispetto parlando per il Monaco, può superare l'ostacolo e approdare in semifinale. Un ruolo fondamentale l'ha ricoperto la società, lesta a nominare il successore di Conte in meno di ventiquattro ore e a tulelarne il ruolo e il lavoro sin dall'inizio".
Invece, perché Inzaghi non è riuscito a rilanciare il Milan?
"Perchè aveva bisogno del tempo che non ha avuto e non poteva avere, non avendo ale spalle l'esperienza maturata da altri allenatori. Penso ad esempio al curriculum di Lippi, per citare uno dei più grandi. Di Mourinho, in giro ce n'è uno solo".
Immobile e Zaza a Sofia hanno steccato. Dove sono finiti i grandi attaccanti italiani?
"In realtà, ce ne sono ancora. Penso a Destro, per esempio, purtroppo fagocitato sia nella Roma sia nel Milan da schemi che non prevedono la punta di ruolo. Una scelta che francamente non riesco a capire. Tant'è vero che resistono i veterani del calibro di Toni, Totti e Di Natale, ma il tempo che passa è implacabile".
Ultima domanda: che cosa pensa del caso Parma?
"Che si tratta di un'autentica vergogna nazionale. E' evidente che siano mancati i controlli di Lega e Figc. Lo sapevano un po' tutti quali fossero le reali condizioni della società emiliana. Il nostro calcio ha bisogno di club economicamente sani. Forse, adesso, finalmente si è capito. Almeno spero".
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com