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    Juve, Pirlo:|'Champions? Non siamo ancora pronti'

    Juve, Pirlo:|'Champions? Non siamo ancora pronti'

    Andrea Pirlo, Napoli-Juventus è davvero una sfida scudetto o è soltanto un pretesto perché il campionato non precipiti nella noia già all’inizio di marzo?
    «No, è una sfida scudetto a tutti gli effetti. Anche se non sarà decisiva».

    Lei ha una certa abitudine alle partite di alto livello: questa è tra le più importanti della sua carriera?
    «Non la metterei tra le prime. Non è a fine stagione, non stabilirà delle certezze, dopo che l’avremo giocata ci sarà ancora spazio per qualunque genere di ribaltone. È una partita importante, ma non così tanto da circondarla di clamore».


    Avverte eccitazione almeno tra i suoi colleghi più giovani?
    «Siamo molto tranquilli e l’abbiamo dimostrato anche domenica contro il Siena. Sappiamo quello che dobbiamo fare, sapevamo che prima bisognava vincere quella partita. Al Napoli abbiamo cominciato a pensare soltanto da lunedì».

    Comunque andrà, resterete abbondantemente in testa: perché la Juventus è così superiore?
    «Perché abbiamo il vantaggio di giocare assieme da un anno e mezzo, le cose che proviamo ci riescono sempre meglio, ormai andiamo a memoria. Però è sempre difficile rimanere ad alto livello. Quest’anno abbiamo perso diverse volte».

    Si può dire che sia sempre successo per colpa volta vostra?
    «Direi di sì, certe partite non le abbiamo affrontate nella giusta maniera e finora nessuno si è dimostrato migliore di noi. Ma non bisogna mai sottovalutare l’avversario, altrimenti di rischia di perdere contro chiunque».

    È più sorpreso dai successi dell’anno scorso o dalle conferme di quest’anno?
    «Siamo partiti con l’obiettivo di rivincere, dopo una stagione passata assieme c’era la consapevolezza di poterlo fare. Nel campionato scorso non c’era in preventivo nulla di quello che poi è successo, è arrivato tutto subito».

    La Juventus è in grado di vincere anche in Europa?
    «Ancora no, anche se siamo lì e allora tanto vale giocarsela. Ci sono squadre molto più forti di noi».

    Vedendo Real-Manchester, per esempio, ha visto due formazione molto lontane da voi?
    «Proprio così lontane no. Forti. Più forti. Hanno campioni da tutte le parti, noi no».

    Qual è dunque la vostra ambizione, in Champions League?
    «Abbiamo voglia di esserci, di divertirci. Per noi è un inizio».

    Tra le big europee e la Juve c’è la stessa distanza che esiste tra la Juve e il Napoli?
    «No, il Napoli è più vicino a noi. Stiamo parlando di una squadra che ormai è nell’élite, che lotta per grandi traguardi e ha giocatori di primissimo livello».

    Negli ultimi diciotto mesi, la Juve ha battuto il Napoli tre volte e una ha pareggiato, perdendo soltanto la finale di Coppa Italia: cosa significa?
    «Nulla, si tratta di periodi e situazioni diverse. Noi siamo primi e loro secondi, stanno dimostrando di essere forti. Sarà dura».

    È dura anche per lei confermarsi pur invecchiando?
    «Gli anni passano per tutti. Ma mi sento allo stesso livello della stagione passata, che è stata una delle mie migliori».

    Che effetto le fa notare che in suo onore è stata rispolverata la marcatura a uomo?
    «Siccome una volta era un trattamento che si riservava solamente ai numeri dieci, mi mette orgoglio: vuol dire che c’è un certa considerazione di me».

    Soltanto orgoglio o anche fastidio?
    «Ma no, cerco di giocare lo stesso, vado in giro per il campo. Chi mi marca cerca di fare il suo mestiere, io il mio».

    Lei è musone di natura o si sforza di esserlo?
    «In campo non si parla e non si scherza, ma si lavora. Negli spogliatoi e tutta un’altra cosa, ma quello è il mio privato. Non mi piace stare sui giornali e mi tengo volentieri l’etichetta della persona seria, riservata: l’ho voluta fortemente perché voglio starmene tranquillo, non avere troppi impegni e rimanere per conto mio. Sto benissimo così».

    Preferirebbe anche giocare senza pubblico?
    «No, uno stadio pieno mi esalta».

    Ha già fatto qualche programma per il futuro?
    «Nessun tipo di programma. Ragiono per obiettivi: rivincere con la Juve e puntare al Mondiale con la Nazionale».

    È anche lei dell’idea che una finale al Maracanà sia il massimo dei sogni?
    «Da bambino sognavo di giocare un Mondiale e poi di vincerlo, non di farlo in Brasile. È un posto come un altro».

    Quest’estate qualcuno ha cercato di portarla via dalla Juve?
    «Qualcuno mi ha detto qualcosa. Mi ha fatto piacere, vista l’età che ho. Ma ho scelto di restare. Ho ancora un anno di contratto, poi vedremo. Fin che me la sento, gioco».

    Pensa che anche Conte saprà resistere alle tentazioni?
    «È un grandissimo allenatore, ma se andasse all’estero dovrebbe imparare bene la lingua per farsi capire, perché per lui comunicare è molto importante. Ma sono sicuro che si imporrebbe anche altrove: la Juve è il suo ambiente naturale, ma potrebbe funzionare ovunque».

    Cosa vi resta da fare, fino a maggio?
    «Vincere lo scudetto e fare ancora due o tre passi in Champions».

    Sta segnando molto su punizione: ha forse studiato una nuova tecnica per calciarle?
    «No, è solo fortuna».


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