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Juve, nono scudetto di fila per merito delle rivali. Sarri, perché Dybala dalla panchina?
A quattro giornate dalla fine, il nono scudetto consecutivo è sempre più vicino e potrebbe già arrivare giovedì, se i bianconeri vinceranno anche a Udine e le rivali si fermeranno. Dettagli comunque, perché quello che conta è il risultato finale e non è certamente colpa della Juventus se le sue presunte concorrenti non sono state capaci di fare meglio, almeno a livello di continuità. Il discorso vale per l’Inter che prometteva tanto ma ha mantenuto poco, per l’Atalanta che in ogni caso è andata oltre le previsioni e per la stessa Lazio che secondo il calendario pre-covid doveva giocarsi lo scudetto proprio in questa partita, dopo avere già battuto la Juventus 3-1 in campionato e 3-1 in Supercoppa.
Invece, come era facile prevedere, la squadra di Inzaghi si arrende a Torino, piegata da una doppietta di Ronaldo e dalle magie di Dybala, anche se dopo essere andata sotto 2-0 sfiora un clamoroso pareggio nel finale. Prima è bravo Immobile a procurarsi e a trasformare il rigore che gli permette di rimanere in testa alla classifica dei cannonieri alla pari con Ronaldo e poi è bravissimo Szczesny a negare il 2-2 a Milinkovic. Nulla di grave in chiave scudetto, ma un altro campanello d’allarme da non sottovalutare in vista della Champions.
PALO ALEX SANDRO Sarri perde Higuain nel riscaldamento e così è costretto a rilanciare Dybala dall’inizio, che non avrebbe meritato di partire dalla panchina come dimostra in fretta con i suoi numeri da fuoriclasse. Nemmeno lui, però, riesce inizialmente a impegnare Strakosha che rischia soltanto due volte nel primo tempo: all’11’ quando Alex Sandro di testa devia sul palo esterno un passaggio di De Ligt e al 36’ quando Rabiot vola sulla sinistra e costringe il portiere biancoceleste a una bella deviazione. Troppo poco, comunque, malgrado la pressione continua della Juventus, perché gli uomini di Sarri giocano soprattutto in orizzontale, senza mai alzare il ritmo. Ronaldo si sbatte come al solito, ma alle sue spalle Ramsey, preferito a Pjanic, e gli altri suoi compagni di reparto Cuadrado, Bentancur e Rabiot non trovano mai il passaggio smarcante per Douglas Costa, Ronaldo e Dybala.
PALO IMMOBILE La Lazio, imbottita di riserve a cominciare da Djavan Anderson, venticinquenne olandese alla sua prima partita dall’inizio, ha il merito di difendersi con ordine, con una straordinaria compattezza. Luiz Felipe tra Bastos, Acerbi e i due esterni Lazzari e Anderson, dirige il reparto difensivo senza andare mai in affanno. E così, appena può, la squadra di Inzaghi riparte e pareggia il conto dei pali alla fine del primo tempo, con un gran destro di Immobile dalla lunetta sul quale Szczesny era ormai battuto. Anche in questo caso, però, troppo poco ripensando alla bella Lazio del pre-covid, anche se non è giusto sottovalutare il peso delle assenze, da Lucas Leiva a Correa, da Lulic a Radu, da Marusic a Jony.
DOPPIETTA CR7 Soltanto una prodezza potrebbe sbloccare lo 0-0 e la prodezza, tanto per cambiare, è offerta da Ronaldo, con l’assist non di un compagno ma del Var. L’arbitro Orsato, infatti, che aveva considerato fuori area il tocco di braccio di Bastos su tiro dello stesso Ronaldo, cambia parere al video e il portoghese dal dischetto non perdona. Il più è fatto, ma il meglio arriva subito dopo, nel giro di appena 3’, quando Luiz Felipe perde un pallone a metà campo e la Lazio si fa ingenuamente sorprendere in contropiede dallo scatenato Dybala che vola indisturbato verso Strakosha e potrebbe comodamente batterlo, ma con grande altruismo appoggia a Ronaldo che deve soltanto depositare il pallone in rete. E così, con questa doppietta, CR7 affonda la Lazio e scavalca Immobile nella classifica dei cannonieri, toccando quota 30, a un gol dal record bianconero di Borel, che sfiora poco dopo colpendo la traversa.
RIGORE IMMOBILE Prima di battere questo record, Ronaldo però viene raggiunto da Immobile che si procura il rigore per un intervento scorretto di Bonucci e poi lo trasforma con la stessa freddezza del portoghese. E con questo sono 30 i gol anche per lui, con lo stesso numero di rigori, 12. Ma al di là delle cifre individuali, pensando alla Champions, preoccupa il fatto che la Juventus abbia subito almeno un gol per la sesta partita consecutiva e ancora una volta sia calata nel finale a livello mentale e atletico, concedendo alla Lazio l’occasione per ottenere un clamoroso pareggio con Milinkovic, negato soltanto dal solito grande Szczesny. Per la serie “tutto è bene ciò che finisce bene”, che vale per questa partita e per tutto il campionato.
IL TABELLINO
Juventus-Lazio 2-1
Marcatori: s.t. 6' Ronaldo rig. (J), 9' Ronaldo (J), 38' Immobile rig. (L).
Assist: s.t. 9' Dybala (J).
Juventus (4-3-3): Szczesny; Cuadrado, De Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Ramsey (12' s.t.Matuidi), Bentancur, Rabiot; Douglas Costa (12' s.t. Danilo), Dybala (44' s.t. Rugani), Ronaldo. A disp. Pinsoglio, Buffon, Pjanic, Higuain, Demiral, Olivieri, Muratore, Wesley, Zanimacchia. All. Sarri.
Lazio (3-5-2): Strakosha; Bastos, Luiz Felipe (44' s.t. Falbo), Acerbi; Lazzari (44' s.t. Moro), Milinkovic-Savic, Cataldi (30' s.t. A. Anderson), Parolo, D. Anderson (21' s.t. Vavro); Caicedo (21' s.t. Adekanye), Immobile. A disp. Guerrieri, Proto, Armini. All. Inzaghi. Arbitro: Orsato di Schio.
V.A.R.: Mazzoleni di Bergamo.
Ammoniti: p.t. 35' D. Anderson (L); s.t. 15' Alex Sandro (J), 37' Bonucci (J), 43' Danilo (J)