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Juve, non ti montare la testa: questa Dinamo vale troppo poco
La Juve ha vinto 4-0, ma con un po’ più di applicazione, attenzione, corsa e buona volontà sarebbe stata una partita da chiudere sul 6-0, come è abituato a fare il Barcellona, una grande che non fa sconti a nessuno e, forse, proprio per questo, è sempre tra le favorite. Tuttavia non è mia intenzione criticare una squadra che segna quattro gol in trasferta, rimediando al primo passo falso interno (lo 0-0 con il Siviglia) e riportandosi in testa alla classifica del girone proprio con gli spagnoli. Non so ancora se sia una buona o una cattiva notizia, ma dovrebbe essere proprio il Siviglia (a quota quattro come la Juve) l’antagonista per il primo posto. A Zagabria e con la Dinamo (a meno di rivoluzioni significative e fino a questo momento non prevedibili) dovrebbero passare tutti. Più difficile battere il Lione (1-0 dal Siviglia), soprattutto in casa (la Juve sarà in Francia il 18 ottobre).
Sarà quello, insieme alla partita del 22 novembre a Siviglia, l’incrocio pericoloso dal quale rientrare con tre punti. Per adesso i quattro gol sistemano anche la differenza reti, in attesa di vedere quanti ne faranno gli altri alla squadra più debole del girone (la Dinamo, appunto). Non sarebbe giusto dire che tutto è stato facile. Per 25 minuti, fino a quando la Juve non ha sbloccato con Pjanic, la Dinamo si è attestata con dieci uomini (più il portiere) dietro la linea della palla e non c’era verso di stanarla, né di farla smuovere dal suo guscio.
Era davvero tanto tempo che non si vedeva una squadra tanto rinunciataria, almeno in Europa, soprattutto sapendo che la Juve era in deficit di corsa e di brillantezza. La Dinamo con un 4-5-1 costituito da linee ravvicinate, ha fatto densità provocando una sorta di nebbia precoce (per la stagione), squarciata dal tocco di punta di Pjanic. Il lancio, come spesso capita, è stato di Bonucci, ma su un pallone facilmente controllabile, Sigali ha svirgolato di testa liberando il bosniaco davanti a Semper.
Un altro errore, questa volta di Benkovic, ha favorito il controllo di petto e il tocco di sinistro di Higuain su lancio di Pjanic (un gol e un assist: bravissimo). Al 31’ la partita era chiusa anche perché, nelle sole due distrazioni (troppe comunque) del primo tempo, la Juve è stata salvata da una traversa (Schildenfeld di testa dopo il vantaggio di Pjanic) e da Barzagli (dopo il 2-0 di Higuain), bravo a mettere una zampa su cross basso di Soudani. Buffon non ha toccato palla fino alla fine della partita. Ripresa ancor più semplice con Cuadrado per Pjanic (colpo alla caviglia, in forse per domenica) e un progressivo passaggio prima al 3-4-3; poi, conl’ingresso di Pjaca e Mandzukic, ad un avveniristico 4-2-3-1. C’entrano poco con il sistema di gioco sia il gol di Dybala (sinistro da trenta metri), sia quello di Dani Alves, deviato prima da Shildenfeld e, in porta, dallo stesso portiere Semper.
Impressioni. Juve in leggera ripresa per quanto riguarda il tono atletico, soprattutto in Khedira. Pjanic il migliore nonostante abbia giocato solo un tempo. Higuain seccato per la sostituzione (ha una faccia che non mente mai in questi casi). Mandzukic, che ha preso il posto di Higuain, completamente fuori registro (anche un gol mancato per eccesso di lentezza). La difesa, come a Palermo, non ha preso gol, ma serve un’attenzione che è ancora intermittente (lasciare due occasioni alla Dinamo è delittuoso). Ingiudicabili gli altri (anche Dani Alves e Evra che hanno lavorato molto), ma insisterei su Hernanes vertice basso del centrocampo.