Calciomercato.com

  • AFP via Getty Images
    Juve, non ci voleva una laurea per prevedere il flop Pogba. A questo punto ben vengano le plusvalenze...

    Juve, non ci voleva una laurea per prevedere il flop Pogba. A questo punto ben vengano le plusvalenze...

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    A questo punto ben vengano le plusvalenze... Ovviamente scherziamo e provochiamo, volutamente. Non ce ne vogliano gli appassionati tifosi della Juventus se, a distanza di qualche mese da quando ci eravamo permessi di valutare molto negativamente le operazioni di mercato realizzate dal tandem Cherubini-Arrivabene con l'avallo di Allegri. In assenza di investimenti corposi da parte di una proprietà scottata dai tanti/troppi errori di valutazione commessi nelle ultime stagioni, si è pensato bene di privilegiare l'usato sicuro, mettendo il carico alla voce degli ingaggi per risparmiare sui cartellini. Ma non ci voleva una laurea in economia per comprendere che l'arrivo di giocatori come Di Maria e soprattutto Pogba comportasse più rischi che vantaggi.

    Le recenti dichiarazioni dell'allenatore bianconero, all'insegna della rassegnazione mista a frustrazione, sulle incerte condizioni fisiche del centrocampista francese rappresentano la naturale conclusione di una storia sbagliata sin da principio. Bisognava avere lo sguardo rivolto altrove e l'attenzione su chissà cosa per non rendersi conto che nelle ultime tre stagioni Pogba aveva attraversato una serie interminabile di peripezie di natura atletica e sofferto ripetutamente per i guai al ginocchio che lo hanno costretto all'intervento lo scorso ottobre. Una scelta estrema quella dell'intervento chirurgico rimandata il più possibile per non compromettere non le sue chance di dare un contributo alla sua Juve, bensì di partecipare al Mondiale in Qatar con la Francia. Il tutto a fronte di uno stipendio monstre da 8 milioni di euro (più 2 di bonus) a stagione. Desta quindi pochissimo stupore prendere atto, oggi, dei rumors (non confermati ufficialmente) in relazione alle riflessioni che gli stati maggiori della Juve starebbero facendo sulla permanenza del Polpo anche nella prossima stagione.

    Più fuori che dentro, è un po' questa la sintesi di una situazione divenuta paradossale e che boccia in toto i responsabili di una scelta che grava enormemente sui conti non esattamente in salute del club, impegnato oggi a difendersi dalle pesanti accuse di aver abusato di certi artifici per salvare il salvabile. L'operazione Di Maria è una copia su carta carbone, con la parziale attenuante che l'argentino si è poi presentato al Mondiale almeno in condizioni tali da risultare decisivo nella finale contro la Francia, mentre di Bremer, Kostic e Milik restano per ora negli occhi degli sprazzi, dei bagliori, che da soli non possono giustificare le spese affrontate per metterli agli ordini di Allegri. L'errore più grave di tutti probabilmente, la scelta decisamente retrò dell'ex presidente Andrea Agnelli per provare a risollevare una squadra in crisi di identità ormai da 2-3 anni e che in un colpo solo ha sconfessato l'idea di rivoluzione targata Sarri e Pirlo e che ha fatto naufragare diversi investimenti che una logica ce l'avevano. Romero, Demiral, Locatelli e Kulusevki, per essere più precisi. A guardare il bicchiere mezzo pieno, gli addii di tre di loro hanno lasciato qualcosa in cassa, addirittura plusvalenze in certe casi. Ecco, in un momento tempestoso e pieno di errori come questo, forse sono davvero il male minore.

    Altre Notizie