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Juve, non c'è penalizzazione che tenga: la sindrome da accerchiamento esalta il suo carattere
La prima. La Juve, sul campo, ha fatto 53 punti, sarebbe seconda a meno quindici dal Napoli e nessuno potrebbe scalzarla dalla prossima Champions League. La seconda. Con il meno quindici, la Juve è settima, a soli quattro punti dall’Atalanta (attualmente in Europa League) e a nove punti dalla Roma e dal Milan che gioca questa sera. I rossoneri sarebbero in Champions, ma, al pari della Roma, devono stare attenti a non perdere punti. Perché, penalizzata o no, queesta Juve è tornata sotto e non si staccherà tanto facilmente.
La terza. Può darsi, come dicono alcuni che sanno già come finiranno i processi, che qualsiasi classifica finale, ovvero con la restituzione dei punti tolti alla Juve o con altre penalizzazioni, sia destinata a essere modificata. Tuttavia non c’è dubbio che la Juve nella bufera si è compattata, ha chiuso fuori i nemici e si sta esaltando con la sindrome dell’accerchiamento. Gioca contro tutti: i giudici in primis, la critica che la bacchetta assieme al suo allenatore, gli avversari negli stadi dove viene irrisa al coro sulla prossima serie B.
Fatte queste doverose premesse, la Juve è diventata più forte nel momento in cui sembrava più vulnerabile. Ieri sera, per esempio, Allegri, tra il turnover obbligato (ha giocato giovedì con il Friburgo e rigioca tra quattro giorni), gli infortunati, gli affaticati e lo squalificato, ha fatto a meno di Szczesny, Alex Sandro, Milik, Chiesa, Di Maria, Kean, Pogba, Locatelli e Cuadrado. Gli ultimi due, per sua fortuna, sono entrati nel secondo tempo (fuori Barrenechea e Bonucci), altrimenti sarebbe stato ancor più difficile venire a capo di una Sampdoria che, sotto 2-0 (gol di testa di Bremer, da angolo di Kostic, e raddoppio, sempre di testa, di Rabiot su cross di Miretti) ha saputo pareggiare in 72 secondi. Prima ha accorciato Augello, poi ha ha segnato Djuricic. In entrambi i casi la difesa juventina, con Bonucci tra Danilo e Bremer, ha ballato come solo all’inizio: Gabbiadini, in due circostanze, ha chiuso con un tiro fuori e un altro addosso a Perin.
La Juve si è persa sul doppio vantaggio. Da una parte ha creduto che tutto fosse risolto, dall’altra ha pensato di diverrtirsi trascurando il contropiede, la soluzione preferita del suo allenatore. Allegri ha ragione a dire che toccava ai più vecchi guidare i giovani, ma se anche i vecchi si smarriscono il disagio è totale. La Sampdoria non avrebbe potuto vincere, ma certo, fino all’ora di gioco, ha pensato che non avrebbe perso. L’equilibrio lo ha spezzato Rabiot che è andato a far doppietta con un’azione cominciata a metacampo e rifinata da Fagioli. Il tiro del francese, appena dentro l’area, si è depositao all’angolo di Turk, il sostituto di Audero.
Se la Sampdoria aveva rimesso in piedi la partita in meno di due minuti, in meno di tre la Juve avrebbe potuto chiuderla grazie ad un calcio di rigore procurato da Cuadrado (fallo di Augello). Sul dischetto è andato Vlahovic che, ha spiazzato il portiere, e tirato una botta violenta e angolata. Il palo gli ha fatto morire l’urlo di un gol che sembra non arrivare più.
Tuttavia, sostenuto dall’incrollabile fede dello Stadium, Vlahovic si è ripreso, ha lottato, si è fatto trovare in area, è venuto a far circolare il pallone fuori, ha concluso due volte: una volta il tiro è finito fuori, l’altra, la palla è stata smanacciata da Turk sulla traversa. Soulé, entrato per Miretti, ha messo dentro per il terzo gol di testa bianconero.
Per Friburgo (poi c’è l’Inter a San Siro) dovrebbe, dunque, partire una squadra rinfrancata. E’ tornata a vincere in campionato dopo la sconfitta di Roma, i giovani non hanno esperienza, ma hanno mostrato tecnica e gamba, Di Maria e Chiesa dovrebbero essere recuperati, in difesa giocherà uno tra Rugani e Gatti, Cuadrado (rigore procurato e traversa) ha giocato un tempo, ma al meglio.
Certo, in Europa le partite non sono scontate e la Juve non può permettersi le distrazioni di ieri sera. Ma la squadra è un corpo unico. E vuole battere qualsiasi rivale. Reale, immaginario, ipotizzato.