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Juve-Napoli vietata ai nati in Campania, scelta barbara e razzista. Ma Sarri può entrare? Poi c'è chi rimedia...
Per la prima volta una partita a rischio non viene proibita a chi è residente nella regione della squadra avversaria, scelta che rappresenta comunque una sconfitta delle autorità, incapaci di garantire alle persone perbene – ovunque abitino – di andare a vedere una gara di calcio. Qui si va oltre. Molto. Troppo. Il provvedimento diventa quasi barbaro, addirittura razzista, certamente inaccettabile in un moderno stato di diritto. Abbiamo scoperto che lo ius soli in Italia esiste solo quando c'è da decidere chi debba assistere a un incontro di calcio. Un delirio.
Un delirio che conduce a un paradosso: Sarri, uno che è nato a Napoli per caso ma è chiaramente toscano e lavora per la Juve, se non fosse il tecnico dei bianconeri non potrebbe assistere all'incontro. E anzi – ironia per ironia – c'è chi si chiede: ma nel caso in cui fosse espulso nella prima giornata di campionato e quindi squalificato, avrebbe i requisiti per andare allo Stadium a vedere la squadra che allena oppure no?
Chissà se qualcuno può ancora rimediare a questa vergogna che la Juve ha progettato e nessuno ha impedito.
PS - Pochi minuti dopo la pubblicazione di questo articolo, un comunicato della Juve ha ufficializzato che il provvedimento è cambiato: la restrizione riguarderà i residenti e non i nati in Campania. Chi è intervenuto per modificare? Non la Juve stessa ma il Gos, il Gruppo operativo di sicurezza. Come auspicavamo, qualcuno ha rimediato alla sciagurata decisione del club bianconero.
@steagresti