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    Juve, Miretti brucia tappe e scala gerarchie: in quel gesticolare c’è un mondo e adesso Allegri ha una certezza

    Juve, Miretti brucia tappe e scala gerarchie: in quel gesticolare c’è un mondo e adesso Allegri ha una certezza

    • Marco Amato
    I sogni di un bambino di 8 anni con il poster di Nedved in cameretta, che si fanno concreti come una maglia da titolare appesa nello spogliatoio dell’Allianz Stadium, come la standing ovation che i tifosi gli tributano all'uscita dal campo, come le strette di mano di Allegri e compagni in panchina. Esattamente un anno fa, Fabio Miretti scendeva in campo a Vinovo, per lo scontro al vertice tra Juventus Primavera e Roma. Partita terminata con il risultato di 2 a 2, pareggio agguantato dai bianconeri sullo scadere, grazie anche al solito apporto del centrocampista classe 2003. 365 giorni dopo, l’abbraccio di Zakaria nel tunnel, un mezzo sorriso ad allentare la tensione e poi via, di corsa verso il terreno di gioco per il riscaldamento, prima dell’esordio in prima squadra da titolare.
     
    Con mano ferma, e per nulla tremolante, prende le chiavi del centrocampo. Con piede fermo, e per nulla tremolante, è da subito coinvolto nel match, fa girare la squadra, si propone e verticalizza, cercando linee di passaggio non banali, esplorando traiettorie che poche volte si sono viste nel corso della stagione. Non solo, rincorre l’avversario e spezza il ritmo del Venezia, dimostrando grandi capacità nelle due fasi. A stupire ancora di più, però, è la personalità. Non si nasconde mai dietro l’uomo, anzi, cerca disperatamente di smarcarsi per toccare più palloni possibili; quando non è direttamente coinvolto, gesticola e indirizza i movimenti e i passaggi dei compagni. In quel gesticolare, che va avanti per tutto il match, c’è la testa da calciatore navigato; è un 2003 all’esordio da titolare, ma la pressione l’ha lasciata nello spogliatoio, in campo nessuna traccia.

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