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'Juve merda', 'Vesuvio lavali col fuoco': diamo il buon esempio, o finisce male
Le ultime settimane prima della sosta sono state vissute sul filo del rasoio delle polemiche arbitrali e campanilistiche. E i protagonisti del mondo del calcio, e ne citiamo uno per tutti, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, hanno fatto di tutto tranne che cercare di calmare gli animi. La vicenda Juventus-Antimafia poi ha fatto il resto, contribuendo a incendiare l'ambiente (e gli istinti dei tifosi più beceri) come non si vedeva da anni.
Dopo la sosta si riparte. Quello che vorremmo vedere, e applaudire, è un calcio nel quale l'errore arbitrale venga preso per quello che è: un errore, appunto. Un calcio nel quale trovi spazio lo sfottò, ci mancherebbe, ma che bandisca insulti e cori inaccettabili (e vengono in mente quelli sull'Heysel, su Superga, sul Vesuvio). Ci piacerebbe, infine, che a dare il buon esempio fossero le persone che occupano posizioni di responsabilità, sia a livello politico che a livello calcistico (dirigenti, allenatori, calciatori). Per fare due esempi, non vorremmo più vedere esponenti politici ostentare una sciarpa con scritto 'Juve merda' (nella foto Ignazio La Russa e Marcello Taglialatela in una foto del 2013, tornata agli onori della cronaca in questi giorni perché Taglialatela è nella commissione Antimafia), o calciatori che postano sui social il Vesuvio che erutta (è 'capitato' a Fazio, difensore della Roma, in un post subito rimosso). Pensate a quello che fate, prima di farlo. Se no qui finisce male.
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