Juve, Mazzarri saprà essere meno provinciale di Del Neri?
Ieri sera all'Olimpico, battendo la Lazio, la Juventus di Luigi Del Neri ha dato l'ennesima dimostrazione di una sua caratteristica peculiare, che l'ha contraddistinta per tutta la stagione: fare bene con le grandi rivali storiche. Contro le milanesi la Juventus ha conquistato 7 punti du 12 (vittoria e sconfitta col Milan, vittoria e pareggio con l'Inter), con la Roma 4 punti su 6 (vittoria e pareggio), con la Lazio 6 su 6 (due vittorie). Solo con il Napoli, per ora, il bilancio è in passivo (sconfitta al San Paolo), ma resta ancora da giocare il match di ritorno.
Eppure, paradossalmente, questo ruolino di marcia è uno dei motivi che stanno convincendo la dirigenza bianconera a cambiare allenatore. Quello che Andrea Agnelli e Beppe Marotta imputano a Del Neri è il fatto di non essere riuscito ad andare oltre una mentalità da provinciale. Una mentalità che in carriera ha permesso al tecnico di Aquileia di far bene con il Chievo, con l'Atalanta e con la Sampdoria, e che ha consentito alla sua Juventus di battere in questa stagione le milanesi e le romane con le armi, appunto della provinciale: determinazione, grinta e contropiede. Una mentalità, però, che non basta e non serve quando si deve cercare di far gioco e punti con tutte le altre squadre del campionato, là dove arrivano i 2-2 con Cesena e Catania e le sconfitte per 2-0 con Lecce e Bologna. E' in queste occasioni che Del Neri non è riuscito a compiere e far compiere alla sua Juve il salto di qualità necessario per provare a diventare una grande squadra, dove per grande si intende una squadra in grado poi di affrontare e battere le altre big grazie alla superiorità del gioco, e non solo grazie a determinazione, grinta, contropiede ed episodi.
Ora, la domanda è: l'erede designato Walter Mazzarri, la cui carriera per ora è simile a quella del Del Neri pre-Juve, sarà in grado di compiere questo salto di qualità?