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Juve-Lazio, la guerra dei mondi: il calcio romantico di Allegri contro il 'sudoku' sarrista. Ma c'è un legame
FIN TROPPO ESATTA, FIN TROPPO STRETTA - C’è stato un momento nel derby di Roma in cui i giallorossi avrebbero potuto sfruttare meglio un’occasione. Spettava ad Abraham cogliere l’attimo.
È l’azione della traversa un po’ fortuita di Zaniolo, quel tiro che stava per tradire Provedel a causa di una deviazione. Ebbene il centravanti inglese, spalle alla porta, anziché ‘sentire’ l’accorrente Zalewski sul lato debole, ha insistito sulla destra, giocando il pallone appunto al suo compagno di reparto. La difesa della Lazio era già lì, tutta perfettina, esatta, ma fin troppo schiacciata da quella parte (il rischio della fase difensiva di Sarri). E se dopo anche Zaniolo avesse alzato la testa, potevano attivarsi i pericolosi Pellegrini e Zalewski, per come stava messa la retroguardia biancoceleste. Non sempre infatti l’esterno offensivo di turno (in questo caso Pedro) riesce a tornare in tempo per coprire l’iniziativa del quinto avversario (Zalewski).
E la Juve da quella parte ha un Kostic in grande spolvero, che può essere illuminato dalla fresca tecnica e visione di gioco di un Fagioli in più in mediana, sempre più protagonista in queste ultime partite dei bianconeri. Si capisce subito cosa può portare una mezzala regista opposta a Kostic, al posto di un normale incursione alla McKennie. Una maggiore attivazione del serbo attraverso i cambi di gioco.
MA LA LAZIO NON È L’INTER… - D’altra parte sarà difficile che la Lazio di Sarri si prenda un contropiede come quello che ha preso Inzaghi in Juve-Inter. Vi eravate accorti che i due ultimi uomini dei nerazzurri sulla ripartenza di Kostic erano Calha e Mkhitaryan? Guardate come riparte la Juve di Allegri, proprio come ai tempi d’oro. È il mare di nebbia che avanza.
SE BREMER NON FA IL CENTRALE NEI TRE… - L’espulsione di Alex Sandro, applaudita puntualmente dal Conte Max in quanto coessenziale al ‘cortomusismo’, può provocare un contraccolpo contro la Lazio. L’intenzione di Allegri, se interpreto correttamente il turnover di giovedì, era quella di tornare a schierare nel big match di domenica la difesa vista contro l’Inter. Una macchina quasi perfetta guidata sostanzialmente da brasiliani. Il terzetto più fisico di cui dispone Allegri è infatti costituito da Danilo, Bremer e Alex Sandro. I braccetti in questione sono di fatto due ex terzini che sanno comportarsi anche da centrali (Danilo in particolare), conservando tuttavia la gamba e l’istinto del terzino che è in loro. A ciò si aggiunge la centralizzazione di Bremer, che con l’Inter aveva giganteggiato forse anche perché tornato nel suo ruolo, quello che faceva nel Torino di Juric. Ma se non c’è Alex Sandro si torna qui, nell’universo Bonucci.
Non è affatto secondario lo spostamento di Bremer che consegue. Con Bonucci in campo nella difesa a tre, Bremer non può fare il centrale centrale. E così quando la Juve viene presa in velocità a campo aperto, ad esempio nel filtrante di Henry per Lasagna di giovedì sera, ecco che Bremer non può accorrere in aiuto al braccetto opposto in difficoltà, cosa che invece poteva fare tutte le volte che voleva contro l’Inter. Tocca farlo a Bonucci, con evidente problema per la Juve. Perché dunque Alex Sandro ha preso il rosso? Perché Lasagna è stato sì più veloce di lui (di poco), ma anche di Bonucci (di tanto).
FELIPE ANDERSON NUOVO MERTENS - Immobile era tornato in campo nel finale di Lazio-Monza, ma non ci sarà contro la Juve perché ha sentito male alla coscia durante la rifinitura di ieri. Sarri tra l’altro forse temeva di cambiare uno spartito in cui la nota Felipe Anderson falso nove è stata fin qui decisamente brillante. Sembra di rivedere la fortunata intuizione di Mertens nel suo vecchio Napoli. Quando lo provò centravanti nel tridente, fece talmente bene che poi non volle più toglierlo da lì. Oggi però alla Lazio manca soprattutto Zaccagni, giocatore super sarrista, e presentarsi contro la Juve con Cancellieri o Romero a destra, per quanto pimpanti e promettenti, è un po’ una sfiga. In ogni caso Allegri dovrà ricordare i vecchi duelli col Comandante e fare attenzione alla funzione di falso nove interpretata oggi da Felipe Anderson, un tempo da Mertens.
Ecco uno splendido esempio tratto dal primo tempo di Lazio-Monza, nel quale il brasiliano va incontro a Marusic per una sponda di prima destinata a Romagnoli, mentre nel frattempo si alzano le due mezzali, Vecino e Sergej Milinkovic Savic.
Il movimento incontro di Felipe Anderson tira fuori il braccetto di Palladino, che poi viene sorpreso alle spalle dallo stesso brasiliano, una volta che il pallone finisce a Vecino tramite il costruttore Romagnoli.
Ma non è finita qui. Dopo il filtrante della mezzala uruguaiana, viene la classe, la qualità del falso centravanti: un assist con tunnel per lo stesso Vecino nello spazio generatosi dentro l’area. Perché se Immobile è un bomber e fa gol in tutti i modi, il brasiliano ha colpi per tutti.