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Juve, la vergogna di Rabiot: cosa c'è dietro
L'ATTEGGIAMENTO - Al di là del valore e dei meriti della Lazio di Maurizio Sarri, è lecito approfondire le parole di Rabiot, indagando sull'atteggiamento remissivo dei bianconeri nella prima parte della gara. Non è la prima volta che accade, in questa e nella scorsa stagione: la squadra di Massimiliano Allegri (ieri assente dalla panchina perché influenzato e sostituto da Landucci) ha spesso bisogno di uno schiaffo per cambiare atteggiamento, tattico e mentale.
IL CAMBIO - Nella ripresa, dopo aver subito il secondo gol da parte dei biancocelesti, la Juve con i cambi è passata dal 3-5-2 al 4-3-3, presidiando meglio il gioco d'attacco sulle fasce con Di Maria da una parte e Chiesa dall'altra. E soprattutto ha svoltato sul piano della mentalità, lanciandosi all'arrembaggio, pur senza raggiungere un pareggio che probabilmente avrebbe anche meritato.
IL MESSAGGIO - Il termine "vergogna" è forte, tanto più se utilizzato da un giocatore simbolo della Juve di quest'anno, il migliore tra i centrocampisti a disposizione di Allegri in questa stagione. E sicuramente la critica del classe 1995 era indirizzata anche a se stesso. Ma forse, pensando anche a quel contratto in scadenza al termine della stagione, e alle possibilità (poche a dire il vero) di rinnovo, dietro alle parole di Rabiot si cela anche un messaggio rivolto al futuro. Un messaggio che possiamo interpretare così: da altre parti mi offrono di più, voglio giocare la Champions, non resto per giocare in questo modo...