Juve, ecco perché Pirlo deve giocare
Il partito dei Pirlo-sì può contare su un precedente incoraggiante. Se la cartella clinica lascia ancora parecchi dubbi riguardo la completa guarigione del suo polpaccio, è piuttosto un'assenza dal campo prolungata fino a 49 giorni a lasciare ancora perplesso Allegri e tutto l'entourage bianconero.
LA STORIA E' DALLA SUA PARTE - C'è una storia che parla di un Pirlo fenomeno non solo con il pallone tra i piedi, ma anche nella propria gestione psico-fisica, anche dopo una lunga inattività. L'ultimo risalte proprio a questa stagione: la prima presenza di Pirlo nell'era Allegri è datata 5 ottobre, in occasione di una gara ad alto rischio come Juve-Roma, quando dall'ultima volta in cui era sceso in campo (Italia-Uruguay), erano trascorsi oltre 100 giorni. Infortunio di diverso tipo (contusione all'anca rispetto l'ormai famoso guaio al polpaccio), contesto se possibile ancor più caldo rispetto a quello che si vivrà questa sera allo Juventus Stadium.
SECONDO INIZIO - Pirlo in quell'occasione rispose da par suo nonostante oltre tre mesi d'assenza dal campo: non una prestazione entusiasmante, ma di sostanza quanto bastasse per dare il là ad un'altra stagione in cui si è confermato decisivo, pur non essendo più continuo come in passato, in maniera inevitabile considerando i quasi 36 anni di età e una preparazione compromessa dall'infortunio estivo. Contro la Roma sembrava dovesse partire dalla panchina per iniziare in punta di piedi: Allegri invece stupì tutti fidandosi e consegnandoli fin dal primo minuto le chiavi della Juve, cancellando così in un colpo solo gli equivoci della precedente esperienza ai tempi del Milan. Quelle stesse chiavi che vorrebbe tanto ridargli anche questa sera. Nicola Balice