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Juve, la chiave di lettura economica del mercato
Dal punto di vista economico uno degli obiettivi della società Juventus è quello di consolidare il trend di miglioramento dei risultati economici evidenziato nel corso degli ultimi tre esercizi. Tale obiettivo è stato esplicitato anche in data recente, perché risulta nel comunicato stampa dell’11 maggio 2015, con il quale si annunciavano i dati del Resoconto Intermedio di Gestione al 31.03.2015. Non a caso, tempo fa, il presidente Andrea Agnelli fissava la “potenza di fuoco”, ossia costo del personale tesserato più ammortamento calciatori, nella cifra di 200 milioni di Euro. Questa affermazione fu fatta quando il fatturato netto (senza plusvalenze) era ancora al di sotto dei 300 milioni di Euro, che fu fissato come obiettivo di medio termine da raggiungere.
Nel 2012/13 a fronte di un fatturato netto di 272,4 milioni di Euro, la potenza di fuoco fu di Euro 200,4 milioni di Euro, pari al 73,6%. Nel 2013/14 a fronte di un fatturato netto di 279,3 milioni di Euro, la potenza di fuoco fu di Euro 218,7 milioni di Euro, pari al 78,3%. Il ragionamento che segue si fonda su due ipotesi: la prima è che l’obiettivo della Juve è quello dell’equilibrio economico, la seconda è che per raggiungere tale obiettivo si adotti come parametro gestionale quello che consiste nel fissare la percentuale della “potenza di fuoco” nel 70% del fatturato netto. Tale percentuale riflette la soglia raccomandata per la sostenibilità economica di un club di calcio, riconosciuta anche dall’ECA, l’Associazione Europea dei Club.
A questo punto non resta che stimare prudenzialmente il fatturato netto per il 2015/16. Per l’esercizio 2015/16 bisogna considerare l’impatto positivo dei nuovi contratti siglati con Adidas e FCA per la sponsorizzazione JEEP. Inoltre, bisogna prevedere anche l’aumento dei ricavi per diritti TV, sia nazionali che quelli derivanti dalla partecipazione alla Champions League. Ipotizzando un fatturato netto, senza plusvalenze, di 320 milioni di Euro (ipotesi che contemplerebbe solo gli ottavi di Champions League), si otterrebbe una “potenza di fuoco” di circa 224 milioni di Euro.
La Juventus, alla data della finale della Super Coppa Italiana a Pechino, presentava già una “potenza di fuoco” di circa 224 milioni di Euro, stimando il costo del personale tesserato pari a 175 milioni di Euro e ammortamenti calciatori per circa 49 milioni di Euro. Un ulteriore acquisto, renderebbe necessario alzare il livello degli obiettivi sportivi, ad esempio ai quarti di Champions League, per far aumentare i ricavi. Ad esempio, se si procedesse all’acquisto di un calciatore per 25 milioni di Euro, con un contratto di 4 anni e con un ingaggio di 4 milioni netti, significherebbe aumentare la “potenza di fuoco” di circa 14 milioni. A questo punto sarebbe necessario prevedere il raggiungimento dei quarti di Champions League, che tra premio performance, Market Pool e incasso valgono almeno 10 milioni di Euro. In alternativa si renderebbe necessario vendere un calciatore dall’ingaggio pesante, come Llorente. Ovviamente, è bene ripeterlo, il discorso reggerebbe se fosse confermata l’ipotesi gestionale che fissa nel 70% del fatturato netto la potenza di fuoco, al fine di creare un business economicamente sostenibile.
Dal punto di vista finanziario, in genere gli investimenti si finanziano con le cessioni di immobilizzazioni, in questo caso diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori (“prima vendere, poi comprare”), con finanziamenti specifici (leggasi anche aumento di capitale, apporto di mezzi propri, finanziamento anche fruttifero da parte dei soci) oppure con il reinvestimento degli utili o se proprio si vuole con il cash flow economico (utile/perdita + ammortamenti).
Al 31 marzo 2015, l’indebitamento finanziario netto della Juventus, anche a causa degli investimenti infrastrutturali effettuati, ammontava a 207 milioni di Euro, e difficilmente si può far ulteriore ricorso per finanziare le campagne trasferimenti. La cessione di Vidal al FC Bayern Munich AG, per 37 milioni di Euro e 3 milioni di bonus, ha indotto molti tifosi a pensare che la stessa fosse seguita da un acquisto di pari valore. Tuttavia, la Juventus è già stata “costretta” ad effettuare l’importante investimento Dybala (32 milioni+ 8 milioni di bonus), a fronte della decisione di Tevez di ritornare in patria. Non è escluso, che il finanziamento dell’operazione Dybala, abbia contemplato, dal punto di vista finanziario, l’utilizzo dei flussi positivi della brillante gestione operativa 2014/15. L’altro investimento importante è stato l’acquisto di Mandzukic, per 19 milioni di Euro + 2 di bonus dall’Atletico Madrid e in considerazione, dell’acquisto anche di Zaza, dal Sassuolo, per 18 milioni di Euro, fornisce un ulteriore indizio del collocamento di Llorente nella lista dei partenti. Da non dimenticare anche che Pereyra è stato riscattato per 14 milioni di Euro + 1,5 di bonus. Sul fronte delle cessioni quella di Ogbonna al West Ham ha fruttato 11 milioni di Euro. La risoluzione della compartecipazione di Berardi col Sassuolo per 10 milioni di Euro ha determinato un effetto economico positivo sul bilancio 2014/15 per 7,3 milioni di Euro. In sintesi, la sensazione che si ha, è che se si utilizzasse come “stella polare” il parametro del 70% del fatturato netto, nel determinare il costo del personale tesserato aumentato degli ammortamenti dei cartellini, la Juventus si troverebbe in una situazione in cui se procedesse ad un ulteriore acquisto, dovrebbe aumentare il target dei suoi obiettivi sportivi oppure cercare di vendere calciatori come Llorente. Ovviamente, in prospettiva, la prevista “mega-vendita” di Pogba, risolverebbe molti problemi, senza più il bisogno di calcoli ragionieristici dai parte dei tifosi per le aspettative di mercato.
Luca Marotta