L'intervento di Andrea Agnelli non era previsto. Era necessario, questo sì. E arriva pure un po' troppo in ritardo. Non solo dal punto di vista del popolo bianconero, che avrebbero voluto sentirlo parlare già dopo la partita con la Salernitana per reclamare rispetto, pure dopo i match con Benfica e soprattutto Monza (dove però non c'era di persona) per lo stesso motivo ma con ben altri interlocutori. Questa volta, però, il presidente della Juve non poteva proprio evitare di presentarsi davanti a microfoni e telecamere. Perché contro il Maccabi Haifa è stato toccato il punto più basso di tutta la sua gestione, arrivata alla tredicesima stagione di presidenza con il traguardo del centenario di proprietà Agnelli che si avvicina e andava celebrato in ben altro modo. Questa volta Agnelli ha parlato e ha parlato chiaro, usando parole come “vergogna”, chiedendo “scusa”, invocando reazioni da parte di tutti. Ma assolvendo ancora una volta Max Allegri, perché mettere tutti sullo stesso piano, reclamando un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le 80-90 persone che operano attorno alla prima squadra-azienda equivale anche a togliere tante responsabilità all'uomo che più di tutti dovrebbe trovare soluzioni e invece continua ad accumulare problemi. Così le notizie di questo martedì 11 ottobre sono sostanzialmente tre: la Juve è riuscita a perdere anche con il Maccabi Haifa, Allegri resterà l'allenatore della Juve, il presidente Agnelli ha parlato. QUANDO PARLA – Quest'ultimo punto è tutt'altro che scontato, anche se potrebbe sembrarlo. Dopo una partita, Agnelli, non interveniva dall'ormai lontanissimo 7 agosto 2020: la Juve era appena stata eliminata dal Lione agli ottavi di Champions, il discorso di fine stagione del presidente bianconero era arrivato sostanzialmente a dare il benservito a Maurizio Sarri, nella testa di Agnelli c'era già il ritorno di Allegri poi stoppato da Fabio Paratici. Così come nella stagione precedente dopo l'uscita ai quarti con l'Ajax, si era presentato Agnelli per confermare Allegri per quanto poi sia andata a finire in maniera diversa. E riavvolgendo il nastro, gli interventi a fine partita del numero 1 della Juve erano sostanzialmente arrivati quasi come una tradizione dopo l'ultimo atto di Champions. Ecco, anticipare questo momento dopo averlo saltato negli ultimi due anni fa capire anche come per la Juve questa sconfitta possa equivalere ad un segnale di resa. Anche se in questo momento gli unici a pagare sembrano essere solo i tifosi. Perché quando è colpa di tutti, poi finisce per non essere colpa di nessuno.