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Juve, l’ipotesi patteggiamento scalda il titolo in Borsa
Resta negativa la performance del titolo nel 2023, in perdita del 3% rispetto ai livelli di inizio anno, quando quotava 0,34 euro.
Verso il patteggiamento? In attesa del processo sulle manovre stipendi fissata per il prossimo 19 aprile, il Corriere dello Sport riporta di un possibile patteggiamento da parte della Juventus sul caso plusvalenze che era costato alla squadra bianconera 15 punti di penalizzazione, spingendola lontana dalla zona Champions League, tra le principali fonti di introiti per il bilancio.
Il quotidiano sportivo cita l’art. 127 del codice di giustizia sportiva, secondo il quale “l’incolpato può accordarsi con la procura per chiedere all’organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta”.
Nel caso in cui la dirigenza juventina dovesse optare per questa soluzione in via ordinaria, la penalizzazione potrebbe scendere fino a un terzo, ovvero a 5 punti, cambiando nuovamente la classifica della Serie A e riportando in corsa la squadra per l’Europa. Per la società si tratterebbe di un cambio netto di strategia, in quanto fino a questo momento si era dichiarata innocente.
Le plusvalenze - I 15 punti di penalizzazione erano stati inflitti dalla Corte d’Appello Federale a causa della volontà dei dirigenti della Juventus di realizzare con le compravendite incrociate di calciatori “plusvalenze artificiali in alcun modo conseguenza di operazioni di effettivo mercato”, secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza diffuse a fine gennaio.
Più precisamente, “il fatto nuovo, che prima non era noto, è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori”, specifica la sentenza, in “assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio” a cui si aggiunge “la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo)”.
La manovra stipendi - Al centro dei problemi giudiziari per la Juventus ci sono anche gli accordi siglati con i calciatori per la rinuncia a delle mensilità nelle stagioni 2019/2020 e 2020/2021, quelle svoltesi in piena pandemia da coronavirus.
Le rinunce da parte dei calciatori non erano mai state totali, visto che contemporaneamente venivano siglati degli accordi per il recupero di una parte degli stipendi, intese puramente private e mai depositate.
Se la società e i suoi dirigenti potrebbero ricevere nuove sanzioni, per i calciatori si pone il tema della ‘consapevolezza’, in particolare resta da verificare se abbiano effettivamente accettato le proposte consci del fatto che l’operazione potesse essere illegittima.
Per la società c’è il rischio di una maxi multa a cui potrebbero aggiungersi ulteriori punti di penalizzazione, mentre per i dirigenti resta la possibilità di un’inibizione della durata non inferiore ai sei mesi.