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    Juve, l'esonero di Allegri vale una Champions

    Juve, l'esonero di Allegri vale una Champions

    • Marcel Vulpis
      Marcel Vulpis
    Bambole non c’è una lira, anzi un euro, e non è solo il titolo della rubrica, ma la “fotografia” reale, senza se e senza ma (almeno per il momento), di ciò che sta avvenendo in Champions League, dove la doppia sconfitta della Juventus (per mano, rispettivamente, di PSG e Benfica), non solo non lascia grandi speranze per il futuro (sotto il profilo sportivo), ma è un segnale d’allarme per le casse bianconere. Il rischio infatti di non superare la fase a gironi è elevatissimo, così come di perdere il premio qualificazione di 9,6 milioni di euro (per il momento “virtualmente” nelle tasche dei transalpini e dei lusitani). Non avendo mai vinto fino ad oggi, la Juve ha perso anche al premio partita, che, con la nuova formula UEFA di distribuzione dei ricavi, è già una piccola vittoria per tutti i club iscritti al torneo: parliamo di ben 2,8 milioni per singola vittoria.
     
    Non avendo strappato neppure un pareggio (in quest’ultimo caso il cachet vale 930 mila euro a testa) le finanze da Champions sono pari a zero (al netto dei ricavi da biglietteria) e neppure si può sperare nella quota proporzionale, collegata ai restanti 940 mila euro, che, al termine del torneo, viene equamente distribuita in base alle vittorie conquistate dalle squadre nella prima fase ai gironi. In sintesi, se non si vince non si partecipa, in alcun modo, alla ricca “torta” UEFA. 
     
    Le sconfitte subite confermano, ancora una volta, la crescita costante del football europeo, rispetto al nostro prodotto tricolore, e non consentono, per il futuro, sviste o sottovalutazioni degli avversari, pena la sconfitta sul campo e la conseguente perdita di potenziali ricavi. Il rischio reale è di incassare appena 5,6 milioni, in caso di doppia successo sugli israeliani del Maccabi Haifa (ha subito in due match cinque reti riuscendo a segnarne solo una), per poi attendere il responso del campo nel ritorno con PSG e Benfica. Troppo poco sicuramente per i sogni di gloria di Allegri & company. 
     
    Considerato l’attuale ruolino di marcia, sarà molto difficile per i bianconeri conquistare l’accesso in finale, ma soprattutto il “tesoretto” ad essa collegato (circa 38,6 milioni di euro). Solo l’ingresso nel super match di Istanbul (il prossimo 10 giugno 2023 all’Atatürk Olympic stadium) vale 15,5 milioni, a cui bisogna aggiungere i 12,5 delle semifinali e gli oltre 10,6 milioni di euro dei quarti. L’analisi economica dimostra, conti alla mano, la dura previsione di molti addetti ai lavori: ovvero i mancati guadagni da Champions, in questa stagione, valgono quanto l’eventuale esonero di Massimiliano Allegri (da qui al 2025, data di scadenza del contratto, incasserà non meno di 21 milioni netti o 35/36 lordi), senza considerare la parte premiale su base annua. 
     
    E’ tempo di scelte (soprattutto economiche) in casa Juventus, alla luce della prossima semestrale che si preannuncia poco brillante. Un’ulteriore tegola, in una stagione sicuramente difficile, dove centrare l’ingresso nei primi quattro posti della classifica di “A” (quelli che consentono l’accesso diretto in Champions nella stagione successiva) non sarà proprio un gioco da ragazzi. L’ottavo posto provvisorio non consente sogni di gloria e, almeno per il momento, Milan, Napoli, Atalanta e Milan (senza considerare la sorpresa Udinese) sembrano maggiormente in forma, oltre che determinate.  Nulla è irrimediabilmente perso, ma la partenza è stata disastrosa.

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