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    Juve, solo una big segna meno di te: tutti i dubbi sui singoli e su Allegri

    Juve, solo una big segna meno di te: tutti i dubbi sui singoli e su Allegri

    • Gianluca Minchiotti
    La Juventus è stata sfortunata nel match perso contro la Roma all'Olimpico, perché tre pali non sono pochi e rappresentano un dato inconsueto e rilevante, all'interno della singola partita. Se però andiamo ad analizzare ad ampio raggio la stagione bianconera, vediamo che il termine sfortuna non si può più utilizzare, perché ovviamente su un gran numero di partite l'incidenza della sorte ha un peso molto minore. 

    I DATI - Passiamo quindi ai dati reati, quelli preoccupanti, che riguardano l'attacco della squadra di Massimiliano Allegri. Qualcosa non torna, perché la Juve in Serie A è solo sesta per numero di gol realizzati. I bianconeri, con 40 gol all'attivo in 25 partite, sono preceduti da Napoli (58), Inter (46), Milan e Atalanta (42), Lazio (41). Di fatto, a parte la Roma (che ha segnato solo 32 reti) tutte le squadre di alta classifica sono più prolifiche della Juventus. E stiamo parlando di una squadra che, al netto dei 15 punti di penalità, sarebbe seconda in classifica (50 punti come l'Inter, con lo scontro diretto a favore). 

    DUE ANNI COSI' - "Segnando poco non si vince lo scudetto": è un mantra che Allegri ha ripetuto spesso, fin dalla scorsa stagione, quando la Juve quarta in classifica concluse la Serie 2021-22 addirittura con l'undicesimo attacco del torneo, con 57 reti nel carniere, sopravanzata da Inter (84), Lazio (77), Napoli (74), Milan (69), Atalanta e Verona (65), Sassuolo (64), Udinese (61), Roma e Fiorentina (59). Un anno dopo, la situazione è migliorata, ma la capacità realizzativa dei bianconeri resta ancora abbondantemente al di sotto delle attese e delle potenzialità.

    I SINGOLI - A parziale scusante, ci sono stati i numerosi infortuni che hanno, di volta in volta, tolto ad Allegri la disponibilità di Dusan Vlahovic (16 partite e 8 gol), Federico Chiesa (9 presenze e zero gol), Arkadiusz Milik (17 gare e 6 reti), Angel Di Maria (15 presenze e 4 gol) e Moise Kean (22 presenze e 5 reti). Qualche gol è arrivato dai centrocampisti, in particolare da Adrien Rabiot (5 gol in 20 partite), ma non basta. Al di là di sfortuna e infortuni, un dato così basso e allarmante per la seconda stagione consecutiva fa riflettere sia sul reale valore qualitativo della rosa, che sul tipo di gioco proposto dall'allenatore. 

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