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Juve incomprensibile e poco allegriana: ritrova Vlahovic e Chiesa, passa ma fa di tutto per farsi riprendere
Sia come sia, anche quando le partite si mettono bene (domenica scorsa la Sampdoria era sotto di due gol e ha pareggiato nel giro di 72 secondi), la Juve trova il modo di complicarsi la vita calcistica con misteriosi black-out o un’indolenza ingiustificata come quella di ieri sera. Poi, alla fine, guardi chi ha segnato (Vlahovic su rigore e Chiesa), quando (entrambi alla fine dei due tempi), come (rompendo astinenze lunghissime) e le ragioni per consolarsi ci sono comunque. Allegri ha risparmiato Di Maria (in panchina per tutta la partita), ha rinunciato a Miretti (indurimento ad una gamba), ha spremuto Kean che, domenica non giocherà perché squalificato, ha operato un discreto turnover facendo tirare il fiato (hanno giocato 70 minuti) sia a Kostic (dentro Iling), sia a Vlahovic (dentro Chiesa). Parliamoci chiaro, l’avversario non era granchè e se il Friburgo è quinto (ma a pari punti con Lipsia e Union Berlino, sul terzo gradino della graduatoria), cinque punti davanti all’Eintracht, strapazzato dal Napoli in Champions League, credo che neppure la Bundesliga sia un campionato più competitivo e interessante della nostra serie A. Eppure, contro una squadra inspiegabilmente priva di Grifo, con calciatori di una modestia terrificante, abili solo a segnare su calcio da fermo o su azione susseguente un calcio da fermo (il 46 per cento dei gol), la Juve ha rischiato di finire sotto prima su conclusione improvvisa di Doan, poi su colpo di testa di Ginter, deviato splendidamente da Szczesny.
Naturalmente è bastato poco per cambiare la partita. Per esempio far ripartire la palla più velocemente a centrocampo, cercando le verticalizzazioni su Kean e Vlahovic. Quest’ultimo ha segnato (27’), dopo una punizione di Kostic deviata sulla traversa da Bremer (il centravanti, però, è stato pescato in fuorigioco dal Var), poi si è creato lo spazio per un tiro deviato e infine Kean, liberato in contropiede da Rabiot, ha sparato addosso al portiere Flekken. Insomma, nella seconda parte del primo tempo, la Juve ha alzato i giri del motore ed è finita, quasi inevitabilmente, in area avversaria. Stupenda l’azione che ha portato al rigore procurato da Gatti (tiro deviato con le braccia da Gulde, espulso per doppia ammonizione): Cuadrado ha servito Fagioli e lui, di prima, da dentro l’area, ha messo sui piedi di Gatti in provvidenziale sganciamento offensivo. Rigore via Var e trasformazione, assai fortunata, di Vlahovic.
A quel punto, fine del primo tempo con un gol e un uomo in più, non sarebbe dovuta esserci più partita. Soprattutto se a ritrovarsi con il doppio vantaggio è la Juventus allegriana, ovvero una squadra che ama giocare di rimessa più di quanto ami se stessa. Come non detto, il secondo tempo, giocato a ritmo blando, è stato un goffo e, certamente involontario, tentativo di rimettere in corsa i tedeschi che, pur con un uomo in meno, correvano il doppio, intercettavano palloni e si presentavano in area con frequente pericolosità. Per fortuna c’è stato Rabiot e non perdere testa e misura. Allegri, furibondo, saltava come un grillo e gestiva i cambi. Felice e produttivo quello di Vlahovic con Chiesa. Intanto, perché il subentrato, seppur in pieno recupero, ha colpito una traversa e segnato il raddoppio. Poi, perché è sembrato pienamente recuperato e assai vivace in zona gol. In pratica, Chiesa, come vuole Allegri e come già accaduto, può fare la punta con Vlahovic o esserne il sostituto. Una considerazione salutare per una squadra che domenica gioca con l’Inter e, nella testa, ha tre obiettivi: fare più punti possibili in serie A, andare più avanti possibile in Europa League, vincere la Coppa Italia. Poi ci sono i processi. Ma quello non è il calcio giocato, l’unico che per ora interessi.