Juve, inchiesta Prisma: la Procura di Torino era incompetente, ma ormai il danno mediatico è fatto
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Infatti non stabilisce nulla nel merito della questione giudiziaria, ma esplicita che sul caso non avrebbe né potuto, né dovuto indagare la Procura di Torino. La difesa della Juventus, dunque, registra un punto a favore perché la richiesta di spostamento è stata accolta. Gli avvocati avevano chiesto che ad occuparsene fosse la Procura di Milano, sede della Borsa, invece la competenza è stata affidata alla Procura di Roma, dove ci sono i service che veicolano le comunicazioni borsistiche.
Il punto, però, è uno e uno soltanto: Torino non era competente. Nel frattempo, però, la Juventus ha subito uno stillicidio mediatico gravissimo, fatto di indiscrezioni pilotate ad arte e di atti che, anziché rimanere secretati, sono diventati pubblici. Non credo che si debba dichiararsi juventini per rilevare quanto questa vicenda sia inaccettabile e abbia provocato guasti irrimediabili. Ma se si affronta un’inchiesta come fosse già un processo non si rende un servizio né alla giustizia, né alla verità.
Eppure, magari passati sotto silenzio, sono già tre gli elementi che hanno messo la Procura di Torino in fuorigioco: la rinuncia del pm Ciro Santoriello, un autentico oppositore della Juve, l’archiviazione della Procura di Bologna del caso-Orsolini, lo spostamento a Roma, deciso dalla Cassazione, dell’inchiesta Prisma. Giustamente, noi scrivani dello sport, ci lamentiamo spesso della giustizia calcistica, definendola approssimativa, frettolosa e, a volte, contro lo stesso diritto.
Tuttavia, in questo caso, a fare una figura barbina è la giustizia ordinaria. Che, quando si occupa di sport, troppe volte va nel pallone.