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    Juve, il bilancio non mente: senza Champions sarà un'estate di tagli, ridimensionamento e cessioni

    Juve, il bilancio non mente: senza Champions sarà un'estate di tagli, ridimensionamento e cessioni

    • Marcel Vulpis
      Marcel Vulpis
    Con un “rosso” certificato di 254 milioni di euro (al 30 giugno 2022) la prima realtà del calcio italiano ad aver patito, significativamente, gli effetti dell’emergenza da Covid-19 è stata la Juventus, che, solo nell’ultimo triennio, tra l’altro, ha registrato perdite per oltre 550 milioni di euro. La recente sconfitta in terra d’Israele (per 2-0), per mano del Maccabi Haifa, sta mettendo a rischio non solo la permanenza in Champions, ma anche i conti di fine stagione.

    Il doppio aumento di capitale messo sul piatto, per un totale di 700 milioni di euro, è servito a riequilibrare momentaneamente alcuni parametri economici, ma restare fuori dal più importante trofeo del calcio europeo impatterà (senza poter mettere in campo eventuali nuovi correttivi) sul “valore della produzione”. L’ultimo aumento, in ordine di tempo, lanciato per 400 milioni, è stato sottoscritto al 91,75%, con l’azionista di maggioranza Exor N.V. (holding finanziaria di diritto olandese controllata dalla famiglia Agnelli), pronto a scendere in campo a garanzia del suo 63,8% di capitale sociale.

    Ma è chiaro che questo “squilibrio” non può proseguire all’infinito, soprattutto se ti chiami Juventus F.C.. La società piemontese infatti non può permettersi di perdere il treno dell’Europa o di vivacchiare in campionato. Nella precedente stagione i ricavi avevano raggiunto quota 443 milioni di euro, grazie anche alla redistribuzione degli introiti da parte dell’Uefa. Nonostante tra l’altro la presenza di 28 aziende partner (inclusi i “regional sponsor”) in questa stagione e il record del valore della maglia (se consideriamo i partner commerciali e lo sponsor tecnico) pari, sempre nel campionato in corso, a 109 milioni di euro. 

    Uscire dal torneo si trasformerebbe in un finale molto doloroso, perché solo un’eventuale politica dei tagli (con un calciomercato estivo caratterizzato più da uscite che da ingressi) potrebbe rimediare alla débacle su entrambi i fronti (appunto campionato ed Europa).

    Negli ultimi due lustri il trofeo dalle “grandi orecchie” ha rappresentato, senza ombra di dubbio, una garanzia (economica) inattaccabile per la dirigenza piemontese. Non a caso, nel decennio 2012-2022, la società torinese non ha mai mancato l’appuntamento con l’Europa. Un aspetto, quest’ultimo, fondamentale per la crescita dei fatturati, soprattutto se prendiamo in considerazione la gestione dei top club europei.

    Con entrate medie da Champions pari a 80 milioni di euro annui, (sempre considerando l’ultimo decennio) è logico che i bianconeri siano seriamente preoccupati per il risultato finale dei due prossimi match: ovvero con il Benfica (fuori casa) e il Paris Saint-Germain (in casa). In poco più di otto giorni la squadra di Max Allegri si giocherà un’intera stagione (quella in corso) e anche un bel pezzo della prossima.

    Se non verrà raggiunto l’obiettivo minimo degli ottavi di finale, la Juventus, in un solo colpo, perderà non meno di 20 milioni di euro (considerando anche la parte legata agli incassi da botteghino), ma il timore principale è sicuramente per l’edizione 2023/24.

    Il mancato ingresso in Champions determinerebbe infatti una forte battuta d’arresto (sotto il profilo economico), riportando il club a livelli di fatturato che non vedeva appunto da 10 anni. Inoltre, potrebbe creare più di qualche malumore da parte di sponsor, investitori e azionisti, ormai abituati a vivere le emozioni (oltre che la visibilità) del principale torneo Uefa.

    Un rischio reale alla luce dell’andamento in campionato, per nulla positivo, dove i bianconeri sono attualmente all’8° posto, a 7 punti dall’Udinese (4°), che, in questo momento, sta conquistando meritatamente l’ultimo pass per l’Europa, provando, fino al termine della stagione, a mantenere inalterata una chance inattesa.

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