AFP via Getty Images
Juve, i più forti tutti dentro: Morata come Eto’o e Mandzukic, ma per lo scudetto serve che scivolino le altre
CORRERE PER COESISTERE – Chiare, chiarissime le parole dell’allenatore bianconero: “I tre davanti possono giocare insieme, ma se giocano devono correre. Il vantaggio è avere molta più qualità davanti, però non bisogna mai perdere l’equilibrio di squadra”. E in questo è stato fondamentale anche l’innesto di Zakaria, un po’ meno Matuidi ma pur sempre perpetuo nel suo moto all’esordio contro il Verona. Dall’altra parte, però, Morata ha fatto un po’ la punta e un po’ l’ala sinistra, scivolando in base alle situazioni di gioco e lasciando il centro del fronte offensivo a Vlahovic. In questo modo, la Juve ha potuto innescare con semplicità il passaggio dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1 in maniera rapida e pulita, togliendo punti di riferimento e mandando in confusione la difesa dell’Hellas. Il fatto che tutti i componenti di questo meccanismo – Vlahovic e Zakaria con i gol, Dybala e Morata con gli assist – siano entrati nel tabellino non è casuale.
LA STORIA E’ MAESTRA DI VITA – Non servirebbe nemmeno scomodare Cicerone, perché in fin dei conti si tratta di un passato recente, frutto del lavoro dello stesso Allegri: Morata come Mandzukic, che nel 2017 è stato dirottato a sinistra per schierare insieme a lui Higuain e ancora Dybala. Niente di nuovo, dunque. Anche perché un escamotage del genere è stato adottato anche dall’Inter di Mourinho, che ha vinto tutto nel 2010 con lo spostamento di Eto’o a sinistra e Sneijder dietro a Milito. Con i giusti elementi e la giusta disposizione al sacrificio, è possibile mettere in moto un meccanismo vincente. Forse, però, tornando alle parole di Allegri nel post partita di ieri, la Juve lo ha fatto fuori tempo massimo.