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Juve, giovani in vetrina. Arrivabene e Cherubini: 'Fagioli, Miretti e Soulé sono un motivo di orgoglio per noi'
ARRIVABENE - Apre le danze l'ad Maurizio Arrivabene: "Progetto fortemente voluto da Federico Cherubini quello dell'unser 23 e che oggi porta i suoi frutti. Poi sviluppato da quello che si sente un po' il padre putativo di Fagioli che è Milani, Scaglia e Manna. Ringrazio tutti loro, se questi ragazzi sono in prima squadra è grazie anche al loro lavoro e al fatto che abbiano creduto in questo progetto del settore giovanile. La definizione che diamo noi all'unser 23 e oggi Next Gen, nuova generazione, non esprime solo attraverso il nome un'iniziativa semplicemente sportiva ma significa anche un esempio da dare ai ragazzi"
CHERUBINI - "Questa presentazione rappresenta per noi un motivo d'orgoglio. Da anni si parla del fatto che il percorso formativo italiano non riusciva a portare giocatori in prima squadra. Noi abbiamo provato ad approcciare il tema sotto due aspetti, investendo su strutture, allenatori e metodologie. L'altro tema è quello del percorso dal campionato Primavera al mondo delle prime squadre, abbiamo quindi iniziato un percorso molto virtuoso in Lega Pro, che ci ha accolto tra mille difficoltà con grande scetticismo, abbiamo obiettivi sportivi e soprattutto di formazione dei calciatori per mercato e prima squadra. Questo è il primo giorno che ci vede raccogliere i frutti di questo risultato, ora abbiamo cambiato anche il format dell'U23 che è diventato Next Gen. Una casa per la seconda squadra? Progetto chiaro prima della pandemia poi sospeso per altre priorità, sarebbe un grande valore aggiunto per seconda squadra, la squadra femminile e gli impegni internazionali del settore giovanile. Siamo soli? Inizialmente eravamo in sette, tutti estremamente convinti poi non so cosa abbia frenato gli altri e speriamo che qualcun altro ci segua"
FAGIOLI- “Il percorso? Dai Giovanissimi alla Primavera, poi l'Under 23 per due anni, sono tornato dopo l'esperienza alla Cremonese, ora sono stabile in prima squadra. La scelta? Non è stato difficile, tifavo la Juve, poi Gigi Milani ci portava anche allo stadio, era un sogno. La crescita? Essere qui dall'inizio ci avvantaggia, sappiamo cosa chiede la Juve e possiamo essere d'esempio. Il prestito in B? Ho avuto la fortuna di allenarmi con tantissimi campioni, tra questi Ronaldo, fortuna grandissima. Ho iniziato a 17 anni, la prima tournée con Allegri e poi 6 mesi con Pirlo. Abbiamo deciso di andare in prestito, è stata la scelta azzeccata, ho trovato minutaggio e spazio”
MIRETTI - “Il percorso? Sono qui da bambino, ho fatto tutto il percorso. Nelle ultime stagioni ho fatto l'U19, l'U23, dall'anno scorso ho fatto qualche presenza, fino ad arrivare a quest'estate, sono arrivato poco dopo che la squadra iniziasse il ritiro. Mi sono aggiunto e sono stabile nella prima squadra. La scelta? C'era stato l'interessamento del Toro, ma ero grande tifoso della Juve. Il servizio che metteva a disposizione la società, ci passava a prendere, era una comodità per tutti. Io con la mia famiglia abbiamo scelto la Juve. La crescita? Essere cresciuti nel settore giovanile ci fa arrivare in prima squadra pronti, sappiamo l'importanza di cosa vuol dire vestire questa maglia, cosa chiede la società, i nostri doveri verso la società. Questione di identità che ci portiamo dentro ormai da anni. Certo che in un contesto come la prima squadra, parlo per me, il mio compito è quello di imparare dai giocatori più esperti, non trasmettere i valori che sapranno già. Quanto faccio io è solo imparare. Le difficoltà? La cosa più difficile, affrontata lo scorso anno, è stata l'adattamento fisico, che può essere dal punto di vista della forza e della velocità, della tecnica, i livelli sono diversi in U19 e U23. Un aspetto che m'ha messo in difficoltà è stato quello psicologico. Doversi abituare ad allenamenti e partite con la prima squadra, passando anche dalle partite con U23 e u19. Ritmi diversi e difficoltà diverse. L'idolo? Nedved era il mio idolo, il nostro vice presidente. Man mano, sono cresciuto e ho cambiato ruolo, quindi il mio punto di riferimento è De Bruyne”
SOULE - "Il percorso? Sono arrivato nell'U17, non sono riuscito a giocare perché ho avuto infortuni e poi sono andato in Primavera con la pandemia. Ci siamo ripresi con mister Zauli, c'era il periodo della Youth League con il Real, mi sono fatto male di nuovo e mi sono ripreso di nuovo con mister Bonatti e ho fatto la prima partita nel 2020. Ho fatto tutto da lì, non ho avuto problemi e ho giocato tutto l'anno, dopo ho fatto l'U23 con Zauli, già conosciuto, e fino all'anno scorso che siamo arrivati ai quarti. Dopo quest'anno ho fatto il ritiro con la prima squadra e sono qua. La scelta? Mi ricordo, ero a una grigliata. Il mio procuratore mi dice: vedi dove vuoi andare, hai tre squadre interessate. Ci siamo rimessi a mangiare e subito ho pensato. Voglio la Juve! Sapevo le difficoltà verso la prima squadra, è una società tra le top 5, mi piace questa difficoltà, la sfida. Volevo arrivare, sapevo che era difficile, ma sognavo una squadra così grande. Ho scelto subito la Juve. Di Maria? Sono tranquillo, non penso a ciò che si dice. Altre cose magari non so farle, cerco d'impararle. Il rapporto con loro è bellissimo, siamo argentini c'è sempre quella confidenza di essere argentini che viviamo come se ci conoscessimo da prima. Beviamo mate, non è venuto a mangiare a casa ma vediamo.... Obiettivo? Obiettivo è fare tante presenze, ovviamente ho appena iniziato ed è molto diverso a quello che facevo prima. La Serie C mi ha aiutato tanto, mi ha dato quello che volevo fare. Un passo in più. Sono tranquillo, so che arriverà il mio momento, so che il mister e la società hanno avuto fiducia, mi alleno sempre al massimo e do tutto".