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Juve fatta fuori, il caso Ajax avrà ripercussioni nel calcio italiano?
L'eliminazione della Juventus dalla Champions potrebbe essere l'input necessario per dare un serio scossone al nostro campionato di serie A?
Abbiamo appurato finora che le nostre squadre, chi più e chi meno, sono poco competitive, se non addirittura inadeguate ad alto livello, per gareggiare nei due tornei Europei. L'unica squadra di ottima dimensione e degna di ben rappresentarci è la Juventus, incappata purtroppo nello straripante turbinio olandese imposto dall'Ajax.
Ma siamo sicuri che l'inadeguatezza degli altri nostri club sia solo una questione di valenza tecnica?
Siamo sicuri che non sia piuttosto una questione di metodologia gestionale e che non sia giunto il momento di rivedere le strategie amministrative e le conduzioni tecniche dei livelli societari?
Il caso Ajax può e deve insegnarci qualcosa. La compagine olandese dalle grandi tradizioni calcistiche, certamente non possiede gli stessi introiti dei mega club che vanno per la maggiore. Lo stesso Van der Sar, direttore tecnico della squadra olandese, ha dichiarato che la Champions finora ha fruttato 90 milioni, ma che i ricavi dei lancieri non raggiungono le cifre astronomiche dei megaclub europei. L'Ajax è sicuramente una società molto abile per lanciare i giovani di valore nella passerella internazionale, ma è una società lontana dallo stereotipo dei club come il Real Madrid, il Barcellona, il Paris st. Germain oppure dei più ricchi club inglesi. Ma soprattutto l'Ajax ha impresso il suo marchio in mezzo secolo di storia, conservando uno stile di gioco e una filosofia calcistica costante e immutabile nel tempo.
Nell'Ajax abbiamo visto alternarsi diverse generazioni di calciatori tutte ricche di grandi campioni, i quali hanno sviluppato sempre un calcio spettacolare, inoltre sempre con lo stesso metodo di gioco. Una scuola ben difficile da emulare. Una scuola che parte dalla metodologia delle basi tecniche, insegnando ai bambini calcio spettacolo. Ciclicamente infatti da questa fucina vengono forgiati giovani di gran valore, destinati a diventare gioielli insostituibili tra le più forti compagini europee.
Basti pensare all'ultima generazione di talenti virtuosi che stiamo ammirando in questa Champions ancora in corso, impressionandoci al punto di sperare ora che, a seguito delle prodezze finora mostrate, questi ragazzi possano ancora continuare e quindi trionfare vincendo questa edizione della Champions League.
De Jong è già proprietà del Barcellona pagando all'Ajax 70 milioni e costato al club olandese soltanto 1 euro!! Non ci sarebbe affatto da meravigliarsi qualora questo giocatore diventasse l'erede naturale di Xavi per quel ruolo.
De Ligt, difensore centrale molto dotato tecnicamente interpreta il suo ruolo in chiave moderna, segnando perfino qualche goal sia di testa che di piede. Questo ragazzone di 19 anni è molto richiesto nel prossimo mercato e non desterebbe sorpresa qualora a giugno andasse a far parte della schiera di un grosso club europeo.
Van de Beek altro gioiellino dei lancieri che sicuramente avrà un futuro molto roseo dimostrando tutto il suo talento naturale.
Non mi soffermo su altri talenti, i quali sono degni di altrettanti meritevoli elogi, rappresentando anch'essi una risorsa importante per il club olandese.
Riepilogando si potrebbe affermare, senza tema di smentite, che il denaro non costruisce buon calcio e mi torna in mente per questa occasione ciò che disse un giorno il compianto campione Johan Cruijff affermando: “ la caratteristica dell'Ajax è sempre quella di generare talenti in casa per poi rivenderli a caro prezzo fuori”. Quest'affermazione trova il giusto riscontro nel fatto che tutta la rosa attuale dell'Ajax (circa 30 giocatori) è costata la metà del cartellino di Ronaldo pagato dalla Juventus fra annessi e connessi ben 120 milioni di Euro!
Mi si potrebbe dire però che tutte le società calcistiche italiane siano impostate organizzando già da lungo tempo i loro settori giovanili. Io rispondo che è vero, è proprio così, ma c'è modo e modo di gestire un delicato settore che dovrà forgiare i calciatori futuri. I nostri club per esempio insegnano calcio badando essenzialmente alla tecnica di gioco? E inoltre insegnano calcio, i nostri club, individuando potenziali talenti? Io credo che non sia prorio così...
Scusatemi se mi permetto di contestare questo particolare. Non ho intenzione di apparire polemico, ma io ho notato che nei nostri club, invece, sia più importante selezionare solo giovanissimi calciatori in erba che abbiano un super fisico rispetto ad altri. Questa mia tesi, incontrovertibile, la si può riscontrare osservando i vari tornei giovanili che, in Italia, vanno per la maggiore. A me pare di notare tra i tredicenni e i quattordicenni ad esempio, calciatori dotati di un fisico da superman, giocatori che sembrano più adulti che ragazzi della loro età. Magari a discapito della tecnica di gioco. In tanti di loro infatti, mi è capitato di notare spesso l'incapacità di stoppare il pallone, sia di petto che di piede e non è la sola lacuna... Per carità non vorrei essere frainteso, non sono qui per insegnare calcio a chicchessia. Mi limito solo ad osservare e puntualizzare ciò che vedo.
Infatti a me pare che oggi per essere considerati dei bravi giocatori, occorra indispensabilmente essere in possesso di un fisico atletico oltre la norma.
Questa filosofia non crea bravi giocatori di calcio e le società devono capirlo se vogliamo arrivare a una svolta determinante, aiutandoci pure a risolvere il problema dei bilanci societari senza dover ricorrere necessariamente a spese folli sul mercato estero.
Qualche anno addietro ricordo che Roberto Baggio fu convocato dalla Federazione Italiana gioco calcio per dare il suo contributo al settore giovanile del nostro calcio. Ricordo che il “divin codino” fu nominato Presidente del settore tecnico di Coverciano, incarico che egli accettò con entusiasmo, profondendo tutto il suo impegno per quella iniziativa e proponendo nuove soluzioni e strategie da adottare, ma poi, per qualche ragione che a me sfugge, non si agì in modo da trovare una soluzione di continuità all'intero progetto da lui proposto. Ricordo che ci furono contestazioni da parte dei dirigenti senatori e dello stesso presidente Abete, che indussero il nostro talento calcistico a desistere, abbandonando il progetto creato ad hoc.
Io credo che quella fu un'occasione perduta per rinnovare soprattutto la mentalità della filosofia calcistica in Italia. Indubbiamente il nostro calcio è arrivato a un bivio: da un lato si presenta l'occasione per trovare e provare soluzioni più efficaci, dall'altro lato invece la stessa strada percorsa finora che ci ha portato solo insoddisfazioni, assegnandoci il ruolo di comprimari nel panorama calcistico internazionale. La seconda ipotesi credo che sia quella sbagliata, sono convinto infatti che sarebbe meglio evitarla, per non assistere alla futura morte del nostro calcio non permettendoci più di effettuare doverose e possibili rimonte!
I nostri soloni politicanti del calcio non lo capirono allora, lo capiranno oggi?
Ai posteri l'ardua sentenza....
1942pipporossonero