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Juve, due figuracce a Barcellona: Allegri ha una squadra povera, non basta Pjanic
Prima la Juve femminile finisce schiantata contro le campionesse d’Europa del Barcellona (6-0), poi i maschi, con un bel po’ di titolari tra il primo e il secondo tempo, perdono 3-0 il Trofeo Gamber di fronte a meno di tremila spettatori inconsolabili per la dipartita di Lionel Messi.
Non so Montemurro, nuovo allenatore delle Women, ma di sicuro Max Allegri non ha gradito. A maggior ragione perché la sua Juve ha giocato un buon primo tempo e una decente ripresa, ma non ha saputo fare gol, trovandosi la strada sbarrata da uno strepitoso Neto (sei parate in partita e tutte decisive).
Ma Allegri, si sa, del calcio ama solo il risultato e una sconfitta così pesante la digerisce con difficoltà, soprattutto se a tradirlo è la difesa. Ora, a partenza di Demiral avvenuta, bisogna essere chiari: Rugani, De Sciglio e Pellegrini non possono fare neanche le riserve, mentre De Ligt deve ritrovare condizione e tempismo.
E’ stato un errore di Rugani, che ha fallito un anticipo, a spalancare la strada a Memphis Depay dopo appena due minuti e mezzo di partita. Se a questo si abbina la mancata copertura di De Ligt (i due centrali erano entrambi altissimi) si capisce bene come la gara sia cominciata in modo tutt’alto che semplice. Certo, non era il Barcellona vero (mancavano Ter Stegen, De Jong, Coutinho e altri ancora), ma se è per quello neppure la Juve ha schierato la miglior formazione dall’inizio.
Davanti a Szczesny, c’erano De Sciglio, Rugani, De Ligt e Alex Sandro. Poi Bentancur, Ramsey e Bernardeschi, in attacco Cuadrado, Morata e Ronaldo.
Il migliore del primo tempo è stato Bentancur che ha vinto contrasti e acceso il fuoco della ripartenza, il peggiore Bernardeschi che ha continuato a far danni anche nella ripresa. Ronaldo ha fatto un tiro in porta (respinto da Neto) e calciato una punizione (deviata), per il resto ha vagato come il suo solito alla ricerca di una giocata che trova sempre più di rado. Entusiasmarsi per due tentativi di recupero, per di più fallosi, sembrerebbe davvero troppo.
La Juve ha giocato con un 4-3-3 che, in fase di non possesso, diventava 4-4-2 e dal quarto d’ora in avanti ha creato cinque occasioni da gol (più un tiro da lontano di De Sciglio, uscito di pochissimo), tutte sventate da Neto. Dopo Ronaldo ci hanno provato De Ligt, Morata (due volte) e ancora Ronaldo su punizione da lontano.
Per contro il Barcellona ha tenuto di più la palla e si è esaltato con il palleggio. Due gol annullati (ma uno era buonissimo) e una conclusione diagonale di Demir, respinta da Szczesny, dopo errori di Alex Sandro e De Sciglio, rappresentano un consuntivo modesto al cospetto di una produzione di gioco considerevole.
Nella ripresa sei i cambi tra i bianconeri: Perin per Szczesny, Danilo per Ramsey, Pellegrini per Alex Sandro, McKennie per Bentancur, Chiesa per Cuadrado, Kulusevski per Ronaldo.
Di Allegri non mi è piaciuta né l’idea, ereditata da Pirlo, di Danilo a centrocampo (ha sostituito l’inguardabile Ramsey che in questa Juve non può giocare mai), né quella di tenere in campo Bernardeschi.
Chiesa, invece, ci ha provato subito con un sinistro dal limite messo in angolo da Neto, ma al primo calcio d’angolo del Barcellona è arrivato il raddoppio. Sullo spiovente guardavano la palla De Ligt, Rugani e De Sciglio, mentre Pellegrini pretendeva di marcare Braithwaite dandogli le spalle. A facilitare il gol anche l’intervento goffo e incerto di Perin.
Partita chiusa con più di mezz’ora da giocare. Allegri ha inserito Ranocchia, Chiellini, Bonucci e Alejandro Marques sostituendo Bernardeschi, Rugani, De Ligt e Morata.
Ciononostante all’ultimo minuto del recupero, la Juve è stata capace di subire il terzo gol con un tiro a giro di Puig, subentrato a Sergi Roberto.
Se, a rigor di risultato, non è una disfatta, poco ci manca. Il nodo gordiano è che Allegri sta lavorando con gli stessi elementi dell’anno scorso (anche se ieri mancavano Rabiot e Dybala) più qualche mediocre di ritorno.
A centrocampo l’esperimento Ramsey è abortito ancora prima di cominciare e si sente la necessità di migliorare il reparto almeno con Locatelli. Pjanic è un buon metronomo, ma a Barcellona ha giocato poco e con Sarri, ultimo suo anno alla Juve, ha fatto male.
Insomma se non arriva qualcosa dal mercato, la squadra resta povera anche se ha pagato tanto i cartellini e gli ingaggi di chi la compone.