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Juve, da Agnelli a Paratici: cade l'accusa di fatture inesistenti per gli ex vertici
Nicoletta Paracchini aveva spiegato: "Avessimo avuto anche solo sentore di queste cose, avremmo sicuramente approfondito". Aggiungendo poi a proposito delle sottoscrizioni con 17 calciatori: "Mai visto nulla, non siamo stati informati né del contenuto, nè di tutta l’architettura contrattuale". Manovre che "nei cda avrebbero dovuto emergere, sicuramente l’informativa dovevano darla".
Sulla base di queste dichiarazioni, la procura ha chiesto e ottenuto l'archiviazione per i tre ex componenti del collegio sindacale. I pm scrivono: "Né dai documenti in sequestro, come le mail, né dalle intercettazioni, è emerso il minimo coinvolgimento dei sindaci nelle condotte illecite descritte con riguardo alla seconda manovra stipendi è emersa chiaramente la volontà dei dirigenti juventini di non rendere pubblico alcunché in ordine alle trattative con i giocatori". Non vi sono quindi elementi "per addebitare al collegio il 'segmento' di falso in bilancio che deriva dalle manovre stipendi, operazioni 'correttive' addebitabili all’organo amministrativo della società".
Per e plusvalenze il richiamo è al revisore esterno, la Ernst & Young. La richiesta di archiviazione è però duplice. È stata fatta anche per gli ex vertici della Juve, Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Marco Re, Stefano Bertola e Stefano Cerrato.
A cadere è l'accusa di "emissione di fatture per operazioni inesistenti" con riguardo alle "operazioni foriere di plusvalenze fittizie". La procura motiva così: "È emersa la finalità prevalentemente bilancistica e non fiscale delle operazioni di scambio contestate. Queste operazioni risultano neutre, 'a somma zero', sotto il profilo finanziario, tese solo a consentire di registrare un ricavo immediato, spalmando i costi negli anni successivi". E allora "anche ritenendo artificiali i valori contrattuali, la Juventus non ha avuto alcun concreto vantaggio fiscale da queste operazioni".