Il messaggio lanciato da Glasgow è forte. Perchè il successo coincide con una nuova prova di maturità superata. Di solito la Juve domina il gioco, il possesso palla, spacca le partite attraverso la potenza fisica, il ritmo, l’aggressività sistematica nel recupero del pallone, gli inserimenti dei centrocampisti in zona gol. Ieri, dopo aver segnato alla prima azione, la squadra di Antonio Conte ha aggiunto la capacità di reggere l’urto doppio dello strapotere fisico degli scozzesi, soprattutto nei primi quarantacinque minuti, e di un ambiente difficile, come quello di Celtic Park, senza capitolare. Ha arretrato, ha faticato a ripartire ma non ha corso rischi eccessivi dalle parti di Buffon. Non si e’ espressa come al solito ma si e’ adattata alla battaglia, mantenendosi solida. Anche negli esordienti come Peluso. E questo è l’elemento che accrescerà il bagaglio di esperienze del gruppo e che tornerà di certo utile nelle battaglie future, in Italia e in Europa.

 

Man mano, poi, la Juve è cresciuta, colpendo con le caratteristiche di sempre: il solito inserimento con gol di un centrocampista (Marchisio), l’aggressività nel recupero palla vicino all’area avversaria (Padoin) che ha dato il via all’assist dello stesso Claudio Marchisio per il terzo gol di Vucinic. 

 

Conte ricorda sempre che la Juve in Italia ha bruciato le tappe, tornando in tempi strettissimi a vincere, e che in Champions è ancora una outsider. Se il buon giorno è la partita di Glasgow, l’impressione e’ che i bianconeri possano fare strada anche in Europa.