Juve, Conte: |'Bravi anche nell'emergenza'
La Juve continua a perdere pezzi, ieri sera Leonardo Bonucci (botta all’osso sacro), ma Antonio Conte si conforta: «Vado a casa sereno, perché anche in grande emergenza, come siamo, ci sono comunque giocatori che si fanno trovare pronti. E preferisco aver fatto uno a uno, con la buona prestazione, che aver rubacchiato un uno a zero». Il risultato è l’unica cosa che non va, secondo l’allenatore bianconero, in una notte in cui ha assemblato la Juve con sette pezzi di ricambio, eguagliando il record stagionale di innesti: «Dispiace per come è finita, ma il sorriso rimane - spiega Conte - perché siamo in totale emergenza, e abbiamo fatto un’ottima partita, ancora di più di quel che dica il risultato». Doveva finire diversamente, secondo lui: «Penso che la Juve meritasse molto di più e c’è anche l’episodio di Vucinic in area: mi sembra che le immagini siano chiare. Pazienza, cercheremo di giocarcela al ritorno». Martedì prossimo, all’Olimpico.
Con un miracoloso Marchetti, è la seconda volta che la squadra di Petkovic salva le penne dentro lo Juventus Stadium, dopo lo zero a zero in campionato, lo scorso novembre: «La Lazio è una grande squadra, ma in campionato e questa volta è stata anche molto fortunata».
Il fatto che la Juve B abbia dimostrato di essere da battaglia, non cancella l’elenco dell’infermeria: «Gli infortuni mi preoccupano perché non è mai bello quando hai defezioni per questo motivo - continua Conte - e allora c’è un aspetto negativo, perché vorrei sempre avere tutti a disposizione». Lui ne trova anche uno positivo: «Ed è enorme: la prestazione di chi gioca un po’ meno che invece lo fa bene, suonando lo stesso spartito e facendo risultato». Dovrà continuare a farlo, perché non tutti gli acciaccati torneranno da sabato sera, in campionato, in casa contro il Genoa. Alle 20,45, orario che un po’ fa arrabbiare Conte: «È la seconda volta che noi giochiamo a quell’ora, e la Lazio alle 18, e tutte e due abbiamo poi la Coppa Italia, in settimana. Io lo chiedo, ma nessuno mi risponde».