Juve colpita da accanimento barbaro, ma la società subisce in silenzio
Perché questo sta accadendo da qualche mese nei confronti sempre della Juve, generando di nuovo – come per Calciopoli - un “sentimento popolare” talmente forte ed ostile da condizionare (in negativo) i comportamenti delle istituzioni sportive, parecchio sensibili all’orientamento del pueblo.
Non a caso, persino un noto quotidiano sportivo nazionale si è chiesto se alla Procura federale convenga accettare un possibile patteggiamento da parte dei legali della Juve, rischiando così di “scontentare parte dell’opinione pubblica, (quella) convinta che i presunti reati della Juve siano di assoluta gravità e meritino una punizione esemplare”. Come diceva Carraro, “non sia mai si favorisca la Juve” perché , in questo caso, il becerume con la bava alla bocca potrebbe anche arrabbiarsi.
Accanimento è anche leggere o ascoltare ogni giorno supposizioni, insinuazioni, talvolta anche – come nel caso riportato sopra – suggerimenti su cosa fare nei confronti della Juventus, come fosse un pupazzo wudu da infilzare con gli spilloni e ad ogni puntura invocare una maledizione. Non è informazione, è pura barbarie comunicativa. Di fronte alla quale la società bianconera tace. Non muove un muscolo. Non reagisce nemmeno utilizzando i giornali del gruppo Gedi, quelli di cui è direttore generale nonché amministratore delegato proprio il neo DG juventino Maurizio Scanavino. Non sia mai che i suoi giornalisti vedano messa a repentaglio la propria libertà di stampa, scrivendo qualche pezzo a difesa degli interessi del “padrone”. E allora, per non sbagliarsi, pure quelli gli sparano addosso.
Accanimento è il comportamento della UEFA e del suo presidente Ceferin, i quali in prima o per interposta persona (i giornali) danno sempre l’impressione di voler regolare dei conti con la Juventus, mentre da un ente sovranazionale ci attenderemmo un altro tipo di atteggiamento. Invece continuano a passare veline, tipo quella uscita nei giorni scorsi , e che - in sintesi - diceva questo: devono sbrigarsi a giudicare la Juve, altrimenti ci pensiamo noi a Nyon. A dir poco inquietante.
Oltre al proverbiale silenzio di Madama pure su questo, lo è ancora di più l’assenza di repliche da parte della Federazione, la quale consente che venga calpestata in modo sfacciato la propria autonomia. Assurdo. O forse no, è tutto concordato. Ancora peggio.
Accanimento è anche tutto ciò che sta avvenendo con le sanzioni sportive: prima di Roma-Juve è stata sospesa la squalifica di 2 giornate a Mourinho, presentatosi così regolarmente in panchina per quel big march (vinto poi dalla Roma); prima di Lazio-Juve è stata concessa la condizionale alla curva della Lazio, squalificata per cori antisemiti, permettendole di essere presente nella gara con i bianconeri (vinta poi dalla Lazio); infine, prima volta nella storia, un presidente federale ha esercitato l’esercizio dell’amnistia nei confronti di un giocatore di colore, annullandogli la squalifica perché era stato oggetto di insulti razzisti. Tutto perfettamente politically correct, se non fosse che quel giocatore sarà ora di nuovo disponibile per la semifinale di ritorno di Coppa Italia proprio contro la Juventus.
Tre indizi fanno una prova. Ovvero, che c’è un accanimento brutale nei confronti di una squadra, e solo quella. Poi, che i suoi ex dirigenti abbiano probabilmente combinato qualche pasticcio e messo in seria difficoltà il club, lo accerterà la giustizia ordinaria e – nel caso – pagheranno in proprio gli errori commessi, ma che la squadra venga sottoposta a questo quotidiano scempio non è normale, e nemmeno corretto. È sleale, per usare il vocabolario della Procura sportiva.
Alla Continassa qualcuno dovrebbe denunciarlo, invece tutto tace. Si subisce in silenzio, quasi temendo che una parola di troppo possa peggiorare la situazione. E allora, profilo basso e ombrello aperto per evitare il lancio quotidiano del letame. Stile Juve o incapacità di reagire? Se talvolta sono più efficaci i messaggi pubblicati su Instagram dal fratello di Rabiot o dalla moglie di Di Maria piuttosto che le dichiarazioni di Scanavino o Calvo, qualche problema c’è.