AFP/Getty Images
Juve, Chiellini: 'Da piccolo purtroppo tifavo Milan, il mio idolo era Maldini. Ibra il più difficile da marcare'
Quale è il sacrificio che da ragazzo è stato più difficile da affrontare per arrivare in Serie A?
"La certezza di arrivare in Serie A purtroppo non ce l'hai. Cominci a giocare poi non sai dove puoi arrivare. Capisici di essere bravino, poi devi migliorare sempre. Un sacrificio che ho patito un po' era da adolescente, quando i miei amici uscivano e io invece ero già in ritiro con il Livorno. Quello un po' mi dispiaceva e la cosa più brutta è stato il viaggio post maturità. I miei amici erano andati in viaggio tutti insieme e io invece ero ad allenarmi."
Oltre il calcio quale sport ti piace?
"Sono un appassionato di basket. Fino a qualche anno fa l'estate ci giocavo, ora sono sincero, negli ultimi anni faccio fatica perché con i problemini che ho devo concentrarmi. Quando ero più piccolo volevo giocare a basket, ma non essendoci la scuola di basket a Livorno avevo cominciato calcio con mio fratello gemello. In caso contrario magari avremmo raccontato un'altra storia."
Del giorno della partita quale momento preferisci?
"Sono tutte emozioni diverse. Quando sei in camera e cominci a concentrati, l'arrivo in pullman, la preparazione nello spogliatoio... il momento più bello è sicuramente il fischio d'inizio. Quelli prima sono preparazione, pensi a tutto, poi quando fischia l'arbitro parti, non senti più nulla e pensi solo a giocare. Il fischio d'inizio è la parte più bella."
La partita che non dimenticherai mai?
"Che non dimenticherò? Ce ne sono un po'. La prima perché è la prima. Anche se ho giocato 10 minuto in Juve-Messina e vincevamo 3-0. Poi quella dello scudetto di Trieste, il primo di questo ciclo. Un'emozione fortissima che mi rimarrà sempre dentro. Poi c'è stata l'invasione, mi hanno tirato su, spinto, spogliato. Un culmine di emozioni che anche tra tanti anni mi ricorderà sempre."
Come hai fatto a diventare un grande calciatore e laurearti?
"Quando ero piccolo come voi delle mattine non avevo voglia di andare a scuola. Quindi mi svegliavo e provavo a inventarle tutte per restare a casa e mia mamma mi diceva "Certo Giorgio, se non vuoi andare a scuola non ci andare, ma non vai nemmeno a calcio". E io ci andavo. Se uno vuole riesce a far coincidere tutto, io a volte studiavo la sera perché riuscivo meglio. Mia mamma mi diceva di farle quanto volevo, l'importante era farlo."
Cosa mangiano i campioni come te per essere in forma?
"Più diventi grande, più si alza il livello, più l'alimentazione è importante. Devi mangiare bene, alimentarti bene, ma qualche sfizio ogni tanto devi togliertelo. Quindi dovete mangiare bene, non troppe schifezze, ma una sera a settimana potete chiedere tutto ai vostri genitori. Nel mio caso tante verdure, tanti pesci, tanta carne bianca, poi io ci metto un dolcino ogni tanto."
Che consigli daresti a un giovane difensore per diventare come te?
"Da difensore devi cercare di anticipare il pensiero dell'attaccante. Poi devi provare piacere a fermare l'azione. L'emozione che provano gli altri nel fare gol, tu devi provarla nel non far fare gol. Se proverai quella emozione diventerai sempre più bravo."
Se potessi ritornare indietro nel tempo in che anno vorresti andare?
"Io mi sono divertito tanto, tanto alle scuole superiori. Dai 14 ai 19 anni mi sono divertito tanto. Col mio scooter vivevo con gli amici, giravo, giocavo a calcio. Ho coltivato poi quelle amicizie che sono rimaste ancora oggi. Tanti sacrifici, perché saltavo 80-90 giorni di scuola l'anno, ma sono riuscito a finirla. Sono stati anni bellissimi, poi io a 20 anni sono andato via di casa, quindi vivere quel periodo con genitori e amici è stato bellissimo. Vi divertirete un sacco a quell'età."
Sapresti descrivere la prima sensazione che hai provato al tuo primo ingresso in campo?
"La cosa bella è che quando entri non pensi più a niente. L'esordio con la Juve, poi quello con la Nazionale, c'è un miscuglio di emozioni che se ci penso ho ancora i brividi. La cosa bella è che quando scendi in campo pensi solo alla partita e va via quell'emozione, quella tensione, che ti blocca."
Quanto è importante l'unione della squadra per far crescere un giocatore e quanto conta invece l'allenamento singolo?
"Penso che l'unione tra i giocatori sia molto, molto, molto, molto importante. Il risultato della squadra secondo me non è 1+1+1+1+1, deve essere di più. Poi si può non essere amici fuori con tutti, ma in campo si è più che amici, si è compagni, si combatte e si corre per l'altro. Dando aiuto continuo ai compagni. Il bello del calcio è abituarti a queste dinamiche, farti dare più del 100% in campo per uno che magari all'inizio non ti è tanto simpatico. Poi l'allenamento singolo è importante. Devi migliorare tutte le caratteristiche, anche ora che ho 35 anni penso a migliorarmi giorno dopo giorno, nonostante sia agli ultimi anni. Voi che siete piccoli, oltre a divertirvi, pensate che potete migliorare tanti aspetti."
Chi è l'attaccante più forte che hai dovuto marcare?
"Tolti Ronaldo e Messi, che sono due extraterrestri, io dico sempre Ibrahimovic. Aveva forza fisica, velocità, tecnica, personalità... Ho avuto la fortuna di giocarci insieme ed è sempre stata tosta giocarci contro."
Qual è l'ambizione più grande nella tua vita come uomo oltre che come calciatore?
"Penso che la famiglia e quindi riuscire a dare alla mia famiglia tutto l'amore di cui ha bisogno sia uno dei miei più grandi obiettivi. Ho due bambine e faccio al massimo quello che devo per il mio lavoro, ma in tutto il mio tempo libero le metto al primo posto e cerco di essere sempre un papà molto presente e me le coccolo tanto. In questi mesi da infortunato mi sto godendo tanti momenti, perché viaggio meno, quindi la sera ora sono spesso a casa, dormo a casa, e le mie donne mi coccolano un sacco."
Come mai l'esultanza da gorilla?
"Gli animali mi piacciono, ma il gorilla è duro da avere in casa (ride, ndr). L'avevo cercata con i miei amici perché volevo un'esultanza che mi caratterizzasse e non fosse usata da qualcun altro. Volevo fare Hulk, ma lo faceva già Adriano, quindi avevo deciso di fare King Kong. Poi mi è piaciuta ed è andata avanti così."
Dopo tanti anni ti diverti ancora a giocare a calcio?
"Penso che potermi allenare tutti i giorni sia la cosa più bella, perché quello che amo è diventato il mio lavoro e la mia vita. Mi ritengo fortunatissimo e mi diverto ogni giorno che vado ad allenarmi, anche quando devo alzarmi presto, anche quando nevica. Vado sempre con un grande sorriso ad allenarmi, ma quando dovrò smettere sono sicuro che ci sono tante cose che la vita potrà darmi. Fare quello che uno ama, però, credo sia davvero una cosa speciale."
Cosa vuol dire essere il capitano della Juve dopo grandi capitani come Buffon e Del Piero?
"E' un grande onore e un grande onere. E' bellissimo, ma è anche un grande responsabilità. Se guardi le foto e i nomi dei capitani prima di me c'è da spaventarsi un pochino. E' bello, ho avuto la fortuna di giocare con quei capitani, rubato qualche segreto, capito come si comportavano in certe circostanze, ma poi ognuno deve essere sé stesso. Li prendo ad esempio perché sono persone speciali e mi hanno aiutato tanto nella crescita, poi ci metto del mio. Essere capitano della Juve e della Nazionale, però, va oltre ogni sogno più grande che potessi avere alla vostra età."
Ti rende più felice segnare un gol o evitare un gol quasi fatto dagli avversari?
"A me dà tanta soddisfazione salvare un gol. E salvare un gol che per tutti è già fatto, mi rende ancora più felici. Poi chiaro, è bello fare gol, ma fare alcuni salvataggi è la soddisfazione più grande."
Cosa provi quando senti suonare l'inno della Champions?
"L'inno della Champions è adrenalina. E' l'ultimo momento prima di entrare in campo. E' l'emozione bella e ti attiva, però l'inno più bello è quando c'è quello della Nazionale. L'inno della Juve lo mettono prima che scendiamo in campo noi, l'inno della Nazionale lo canti in campo."
Ci metto tutta la mia forza e caparbietà, ma essendo femminuccia trovo difficoltà nel giocare. Non voglio smettere!
"Bravissima. Sei fortunata, rispetto a qualche anni fa ci sono le possibilità e qui abbiamo l'emblema alla Juve. Quando eravamo a Vinovo ad allenarci vedevamo tante bambine che giocavano ed è bellissimo. Non mollare, sono sicuro che troverai la tua strada e giocherai ancora tanti anni a calcio."
Quando eri bambino chi era il tuo giocatore preferito e perché?
"Ero tifoso del Milan, purtroppo, poi sono migliorato, crescendo sono diventato più intelligente. Ed era Maldini il mio preferito. Io ho un fratello gemello, lui era juventino e non potevo tifare la stessa sua. Lui era della Juve e lui del Milan, potete immaginare quando a 20 anni mi ha comprato la Juve la felicità di mio fratello. E da quando sono qui è stato subito amore e ora penso sia difficile trovare uno più juventino di me sulla terra."
Hai mai avuto paura?
"Tutte le partite, ma bisogna trasformare la paura in qualcosa di positivo. Se uno non ha paura è un po' incosciente. Un po' di paura è positiva, perché permette di essere concentrato e rendere meglio. La fortuna è che la paura ti passa e fai quello che sai fare meglio. Ora che sono più vecchietto è più facile, da giovane la sfogavo con qualche fallo di troppo, ora gestisco meglio l'emozione e sono più tranquillo anche in campo."